Fermato un sodalizio criminale legato alla 'ndrangheta. Tredici al momento gli indagati
MILANO - La rotta della droga e delle armi da guerra comprendeva la Svizzera. E non mancavano episodi di estorsione nelle attività dell'associazione a delinquere di stampo mafioso intercettata e dai finanzieri di Pavia e Milano negli scorsi giorni. Le accuse nei confronti degli indiziati vanno dal traffico di stupefacenti all'intestazione fittizia di beni, passando appunto per la detenzione e porto illegali di armi.
Il trasporto della droga in Svizzera, secondo la Rsi, avveniva grazie a una coppia residente nel Canton Argovia che prelevava il carico a Milano e con esso varcava poi il confine. Almeno due i viaggi incriminati: uno verificatosi nell’ottobre di due anni fa, quando la coppia preleva a Cormano (MI) circa 10 kg di hashish, poi occultati in un camper con targhe argoviesi. Il secondo risale al mese successivo. All'epoca la coppia non sapeva infatti di essere intercettata e, raggiunto il valico di Zenna, viene fermata con altri 5 chili di droga.
Le Fiamme Gialle stanno eseguendo un "fermo di indiziato di delitto" nei confronti di tredici soggetti, oltre a un sequestro preventivo d’urgenza nei confronti di due attività imprenditoriali.
Questo, in sostanza, l'epilogo dell'operazione “Metropoli – Hidden Economy”, che ha consentito di ricostruire le attività illecite dell’associazione criminale composta da soggetti dediti al commercio di cocaina, hashish e marijuana e all’intestazione fittizia di beni. Al vertice di questa banda criminale, il figlio di uno storico boss della ‘ndrangheta del quartiere Comasina di Milano.
Le investigazioni hanno permesso di ricostruire i flussi di denaro, oltre che di rintracciare una carrozzeria utilizzata per truffe alle assicurazioni e un negozio di articoli sportivi, formalmente intestati a terzi soggetti, ma in realtà riconducibili all’indagato principale.