Peter Hans Kneubühl ha parlato di una sorta di accanimento della polizia nei suoi confronti, ben precedente l'episodio del 2010
BIENNE - Il 69enne Peter Hans Kneubühl, che l'8 settembre 2010 aveva gravemente ferito un agente a Bienne (BE) e aveva poi tenuto sul chi vive per nove giorni la polizia bernese, è da oggi sotto processo nella cittadina dello Seeland. I giudici dovranno decidere se l'uomo debba o no essere ritenuto responsabile dei suoi atti. Lui si è detto vittima della violenza dello Stato e della polizia.
I dibattimenti sono previsti su un periodo di sette giorni. Kneubühl, che la stampa ha soprannominato "il forsennato di Bienne", assicura in parte la propria difesa, accanto ad un legale attribuitogli d'ufficio. Il pubblico ministero ha rinunciato a rinviarlo a giudizio per tentato omicidio intenzionale e lesioni gravi ritenendo che il pensionato soffrisse di gravi turbe psichiche al momento dei fatti. L'accusa chiede dunque al tribunale di decidere "misure terapeutiche stazionarie" in un istituto chiuso, in modo che l'uomo non possa commettere altre azioni inconsulte.
Davanti al Tribunale regionale del Giura bernese-Seeland, in modo un po' confuso l'ex insegnante oggi pomeriggio ha parlato di costanti aggressioni da parte della polizia già da anni, di presunte accuse e presunti arresti quand'era attivista ecologista di sinistra. A suo dire è stato perseguitato anche dai servizi di sicurezza dello Stato e il suo nome figurava in una lista nera.
Kneubühl si è detto anche vittima della sorella. È lui che in famiglia aveva il compito di assicurarsi che tutto andasse per il verso giusto. Una disputa sull'eredità con la sorella ha in definitiva portato alla vendita all'asta, su decisione della giustizia civile, della casa in cui era cresciuto e dove viveva. E proprio il conseguente sfratto aveva condotto allo scontro a fuoco con la polizia nel settembre 2010.
Il curriculum vitae presentato oggi era già noto: apprendistato a Bienne seguito da studi universitari di fisica, matematica e psicologia; diversi soggiorni all'estero e infine insegnamento in varie scuole d'ingegneria.
Ad esprimersi per primi stamani sono stati due agenti, presenti in qualità di parte civile: il poliziotto gravemente ferito e un suo collega dell'unità speciale "Genziana" che, secondo l'accusa, sarebbe stato a sua volta preso di mira da Kneubühl.
Gli agenti sapevano che si trattava di sfrattarlo. In un primo tempo non erano pesantemente equipaggiati. Si sono limitati ad osservare l'edificio nella speranza di avvicinare l'uomo qualora fosse uscito di casa. Dato che ciò non è successo, la polizia ha tentato di entrare in contatto con Kneubühl. Tutto invano, hanno raccontato i due. Le forze dell'ordine hanno quindi deciso di entrare nell'edificio. A questo punto si è udito un botto. È per questo che gli agenti si sono equipaggiati pesantemente. Sul posto è pure intervenuta un'unità specializzata nella negoziazione. Quando un agente ha scassinato una finestra si è udito un secondo botto. Dopo aver liberato l'ingresso della casa, ostruito tra l'altro da sacchi di sabbia, e fatto saltare la porta dell'appartamento, i poliziotti sono riusciti a far penetrare nell'alloggio di Kneubühl dei robot e un cane.
Durante questa fase dell'operazione Kneubühl ha esploso alcuni colpi. Il pensionato è riuscito ad uscire armato di casa attraverso una finestra. I poliziotti lo hanno seguito. È in questo momento che un agente è stato ferito da un proiettile che lo ha colpito al capo. Oggi gode di buona salute ed è tornato a lavorare all'80%, non più per "Genziana", ha riferito la vittima al tribunale. Tuttavia, dopo gli avvenimenti del 2010, non è più in grado di sopportare lo stesso carico di stress e spesso soffre di mal di testa.
Kneubühl ha assistito con grande attenzione alla testimonianza dei gendarmi, ha posto numerose domande e preso appunti. Il processo suscita vasto interesse: all'apertura dell'udienza in una sala affollata di pubblico hanno assistito anche una trentina di media provenienti da tutta la Svizzera.
Ats