Il Consiglio nazionale ha respinto con 125 voti a 64 l'iniziativa parlamentare di Marco Chiesa
BERNA - I binazionali potranno continuare ad essere eletti in Consiglio federale. È quanto pensa il Consiglio nazionale che oggi ha respinto con 125 voti a 64 un'iniziativa parlamentare di Marco Chiesa (UDC/TI) volta a proibire la doppia cittadinanza per i membri del governo.
Con la sua proposta, il consigliere nazionale luganese voleva che fossero eletti nell'esecutivo solo i cittadini esclusivamente svizzeri. In questo modo, voleva eliminare ogni ambiguità circa la fedeltà e la lealtà dei membri dell'esecutivo. A sostegno della sua tesi, il rappresentante democentrista al Nazionale ha citato le costituzioni francese o italiana.
Secondo la Costituzione federale, ogni cittadino con diritto di voto può essere eletto in Consiglio federale. Circa il 20% degli svizzeri ha attualmente due nazionalità, ha sottolineato a nome della commissione Marco Romano (PPD/TI). «Non c'è motivo di incolpare queste persone di mancanza di lealtà nei confronti della Svizzera», ha aggiunto Angelo Barrile (PS/ZH).
Per eleggere un consigliere federale, i membri dell'Assemblea federale devono prendere in considerazione tutte le caratteristiche dei candidati. Spetta a ciascun membro del Parlamento decidere se la doppia cittadinanza svolge un ruolo essenziale in materia, ha osservato Barrile.
I consiglieri federali rappresentano la Svizzera anche nelle istanze internazionali, ha risposto Chiesa. «La lealtà, la fiducia e la credibilità sono di primaria importanza in questo settore», ha spiegato. Queste qualità potrebbero essere messe in discussione in un membro del governo con due nazionalità, ha detto.
La questione della doppia nazionalità tra i consiglieri federali è salita alla ribalta durante le ultime elezioni del Consiglio federale. L'attuale capo del Dipartimento federale degli affari esteri, il ticinese Ignazio Cassis, aveva volontariamente rinunciato alla nazionalità italiana. Un altro candidato, Pierre Maudet, si era detto pronto a restituire il passaporto francese, ma solo se fosse stato eletto in governo.