Berna ha cambiato strategia con la superpotenza asiatica, esprimendo le proprie critiche in maniera più esplicita.
Ignazio Cassis sui diritti umani: «Le cose vengono ora chiamate per nome. In maniera chiara per quanto riguarda il linguaggio e diplomatica per quanto concerne l'attuazione».
BERNA - La pressione diplomatica sulla Svizzera da parte degli Stati Uniti e della Cina è aumentata negli ultimi anni. Il consigliere federale Ignazio Cassis è comunque fiducioso che la Svizzera non verrà messa in mezzo tra le due superpotenze.
Nella strategia riguardante la Cina che il Consiglio federale ha pubblicato venerdì la Svizzera esprime critiche più forti in merito alle violazioni dei diritti umani nel paese asiatico. Con la nuova strategia la critica diviene più precisa ed esplicita, afferma il ministro degli esteri in un'intervista pubblicata oggi dalla "NZZ am Sonntag": ciò rappresenta un cambiamento di corso.
Con la strategia la Svizzera ottiene un quadro d'orientamento per le sue relazioni con la Cina. In essa - spiega Cassis - le cose vengono ora chiamate per nome; in maniera chiara per quanto riguarda il linguaggio e diplomatica per quanto concerne l'attuazione. La questione dei diritti umani non è più un compito esclusivo del Dipartimento federale degli affari esteri, ma dell'intero governo.
Anche Cantoni, Città, scienza ed economia possono fornire un contributo alla tutela dei diritti fondamentali: "con il coinvolgimento di tutti gli attori speriamo di avere una maggiore forza persuasiva per quanto riguarda il tema dei diritti umani, come previsto anche dal piano d'azione del Consiglio federale per l'economia e i diritti umani", aggiunge il ticinese.
Alla domanda sulla posizione della Svizzera circa le sanzioni degli Stati Uniti nei confronti di diversi dirigenti cinesi Cassis afferma che la Confederazione adotta automaticamente sanzioni delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda partner sulla stessa lunghezza d'onda come l'Unione europea esse vengono attuate su base volontaria. La Svizzera non ha invece mai adottato sanzioni americane.
Washington ha già fatto pressione negli ultimi anni perché Berna aderisse alle sue sanzioni. Ma la Svizzera è sempre riuscita ad evitare di schierarsi da una parte o dall'altra. Essa coltiva buone relazioni sia con gli Stati Uniti che con la Cina. Cassis si dice fiducioso che la Confederazione non finirà tra i due fronti.