Il Nazionale vuole l’affiliazione per tutti i fornitori di prestazioni. «Senza questo obbligo il progetto di legge è un guscio vuoto»
BERNA - Se i due rami del Parlamento si sono già detti d'accordo con il proseguimento del progetto della cartella informatizzata del paziente (CIP) e con la garanzia del suo finanziamento transitorio, su un aspetto della revisione permane sempre una divergenza.
Stamane infatti, rispetto alla Camera dei cantoni, quella del popolo si è detta ancora una volta favorevole all'obbligo di affiliazione per tutti i fornitori di prestazioni a una comunità di riferimento o a una comunità certificata.
«Senza questo obbligo, il progetto di legge è un guscio vuoto», ha indicato Benjamin Roduit (Centro/VS) a nome della commissione. Con 95 voti contro 90 e 2 astenuti, il plenum lo ha seguito. I "senatori" hanno sempre bocciato questo obbligo.
Pur essendo cruciale per il funzionamento della CIP, secondo gli Stati, tale imposizione andrà trattata nell'ambito della revisione legislativa globale.
Sostegno a tutte le comunità di riferimento
Il plenum ha però fatto una concessione agli Stati sul finanziamento delle comunità di riferimento. Finora i consiglieri nazionali avevano sempre insistito sul fatto che i Cantoni avrebbero dovuto finanziare in egual misura tutte le comunità di riferimento. I "senatori", il Consiglio federale e la sinistra vi si erano opposti. Stamane, con 94 voti favorevoli 89 contrari e 1 astenuto, la maggioranza del Nazionale si è allineata alla versione dei "senatori"
«I Cantoni devono essere liberi di scegliere quali comunità sostenere. L'importante è non penalizzare i Cantoni francofoni, che hanno già fatto la loro parte», ha dichiarato Sarah Wyss (PS/BS).
Secondo Thomas Rechsteiner (Centro/AI), ciò rappresenta un certo privilegio per i Cantoni francofoni. Ma, ha sottolineato, anche loro hanno investito e «fatto il loro lavoro». Rechsteiner ha aggiunto che «la salute è una questione di competenza dei Cantoni».
Friburgo, Ginevra, Giura, Vallese e Vaud sostengono infatti la comunità di riferimento "CARA", mentre Neuchâtel ha una propria soluzione con "Mon Dossier Santé". Anche la ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider si è detta d'accordo sulla necessità di lasciare ai cantoni un margine di manovra.
Solo l'UDC e il PLR si sono attenuti alla versione finora sostenuta dal Consiglio nazionale. Ma al voto, come detto, è la versione del Consiglio federale e degli Stati che ha prevalso.
Il dossier ritorna quindi alla Camera dei cantoni per l'eliminazione dell'ultima divergenza.