La procedura di consultazione sulla modifica della legge sul materiale bellico evidenzia una netta spaccatura tra i partiti.
BERNA - Le opinioni restano divise sul tema dell'esportazione di armi. È quanto mette in evidenza la procedura di consultazione sulla modifica della legge sul materiale bellico proposta dal Consiglio federale. Il campo borghese è per un più ampio margine di manovra per il governo, mentre la sinistra si mostra critica.
La modifica proposta permetterebbe al Consiglio federale - in caso di circostanze eccezionali - di scartare dei criteri di autorizzazione fissati per l'esportazione. La consultazione si è conclusa ieri.
La legge vieta fra le altre cose di fornire armi a Paesi implicati in conflitti interni o internazionali. L'esecutivo vuole poter autorizzare le esportazioni, come detto in casi eccezionali, anche se questo non sarebbe possibile con la legislazione attuale. Le deroghe potrebbero però essere applicate solo se il tempo non è sufficiente per una modifica di legge.
Eccezioni non sarebbero possibili per Paesi che violano gravemente e sistematicamente i diritti umani. Le deroghe sarebbero inoltre limitate nel tempo.
Un problema democratico - Gli oppositori alla modifica della legge fanno valere ragioni di politica democratica: la soppressione della competenza di deroga era una delle condizioni imperative per il ritiro della "Iniziativa correttiva" (Contro l'esportazione di armi in Paesi teatro di guerre civili) avvenuto tre anni va a favore di un controprogetto, hanno sottolineato i Verdi nella loro presa di posizione.
Il partito si oppone a ogni alleggerimento delle regole in materia di esportazione di materiale di guerra. Gli ecologisti accusano il Consiglio federale di aver ceduto già in passato troppo rapidamente ai desideri dell'industria dell'armamento. Un margine di manovra troppo ampio potrebbe far ricomparire il problema.
Il PS porta argomenti simili. Con tali modifiche viene compromesso il processo democratico della discussione sulla "Iniziativa correttiva". Un divieto di export di materiale bellico in Paesi in guerra civile o dove si constatano violazione dei diritti umani dovrebbe essere scontato per la Svizzera.
Il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE, o GSoA) prende posizioni comparabili e critica inoltre il fatto che il governo mette al primo posto gli svantaggi concorrenziali dell'industria d'armamento causati dal severo regime per le esportazioni. In questo modo, al profitto viene data più importanza che ai valori umanitari.
Sostegno all'industria - I sostenitori della modifica si allineano in gran parte agli argomenti portati dal Consiglio federale. L'industria dell'armamento è decisiva per la difesa nazionale, ha ad esempio argomentato il PLR. Si tratta anche di impieghi nel settore dell'alta tecnologia. Secondo i liberali-radicali le garanzie previste per le deroghe sono sufficienti.
L'UDC stima dal canto suo che un'industria nazionale forte nel settore del materiale bellico va di pari passo con la neutralità armata. Il mercato elvetico è troppo piccolo, in un mondo globalizzato, per la sopravvivenza di tale ramo industriale. Le condizioni di esportazione devono quindi migliorare.
Il Centro sostiene la modifica della legge, in particolare guardando al conflitto in Ucraina: in occasione delle ultime modifiche della norma, l'evoluzione a livello internazionale non era prevedibile. Il Consiglio federale dovrà però utilizzare le deroghe in modo il più possibile prudente e solo a favore di Stati democratici.