Presentata questo lunedì a Berna l'iniziativa “Bussola” per preservare la sovranità, e la competitività della Confederazione.
BERNA - Il futuro accordo con l'Ue va respinto poiché limita eccessivamente la democrazia diretta e la sovranità del Paese, due elementi alla base del successo, soprattutto economico, della Svizzera.
È il parere di un comitato interpartitico di imprenditori che ha lanciato ufficialmente oggi a Berna la raccolta firme per la propria iniziativa popolare, con l'intento di sottoporre a referendum obbligatorio i trattati internazionali, tra cui la futura intesa con Bruxelles in fase di finalizzazione.
Per i fautori dell'iniziativa “Per la democrazia diretta e la competitività del nostro paese - No a una Svizzera membro passivo dell'Ue (iniziativa Bussola)“, con il recepimento di fatto automatico del diritto e la subordinazione dell'accordo alla giurisdizione dell'UE, i nostri diritti di partner sovrano dell'UE sarebbero seriamente compromessi.
Un nuovo seppur vecchio accordo - Il trattato in fase di negoziazione (fotocopia secondo i promotori dell'iniziativa dell'accordo istituzionale abbandonato nel 2021), si dice convinto il comitato - di cui fanno parte anche esponenti politici di peso a livello federale, come l'imprenditore e consigliere agli stati Hans Wicki (PLR/NW), o noti a livello cantonale, come l'avvocato e deputato in Grancosiglio Paolo Caroni (Centro/TI) - «danneggerebbe la competitività del nostro Paese e indebolirebbe a lungo termine la piazza economica svizzera».
Sebbene i membri del comitato vogliano intrattenere «buone e proficue relazioni con Bruxelles», credono anche che «le pressioni dell'UE affinché la Svizzera si avvicini ancora di più a essa aumenterebbero con un accordo che erode il federalismo e la democrazia diretta, due elementi che hanno contribuito alla stabilità del Paese e al suo successo nel contesto economico globale».
Per una politica economica autonoma - Si tratta «di vantaggi che non devono essere sacrificati sull'altare di un ravvicinamento progressivo all'UE», a detta del comitato, secondo cui «gli accordi bilaterali I e II e l'accordo di libero scambio del 1972 garantiscono già alla Svizzera un pacchetto di accordi personalizzati con l'UE».
L'attuale accordo di libero scambio tra la Svizzera e l'UE «rappresenta una base solida, che può essere ampliata e modernizzata».
Per il comitato, invece di legarsi eccessivamente a Bruxelles, «vanno create condizioni quadro ottimali affinché la Svizzera resti una piazza economica attraente e aperta sul mondo anche per le generazioni future. Ciò sarà possibile solo se la Svizzera continuerà a seguire una politica economica autodeterminata e a mantenere il controllo democratico su una regolamentazione dell'economia indipendente».
La libera scelta dei partner commerciali, quindi, «deve essere garantita e il rischio di una relazione di monopolio con l'UE evitato».
Accordo quadro sopravvalutato - A parere del comitato, «il valore dell'accordo quadro che la Confederazione sta negoziando, è sopravvalutato e l'allarmismo sulle conseguenze economiche dell'interruzione dei negoziati è assolutamente esagerato. Con la sua forza lavoro qualificata e produttiva e le sue aziende innovative, l'economia elvetica ha tutte le carte in mano per rimanere competitiva a livello internazionale anche in assenza di un accesso preferenziale al mercato europeo».
La fine dei negoziati, si dice convinto il comitato, «non porterà a una pura e semplice caduta degli accordi bilaterali esistenti poiché l'UE ha un forte interesse a mantenere relazioni produttive con la Svizzera. Tra l'altro, già negli ultimi 20 anni la quota di esportazioni verso l'UE è diminuita, mentre quella verso gli Stati Uniti e la Cina è cresciuta».
Come funziona l'iniziativa
L'iniziativa si propone di modificare, completandolo, l'articolo 101 della Costituzione federale che regola la "Politica economica esterna".
A tale riguardo, la Confederazione dovrebbe perseguire una politica economica esterna autonoma che prenda in considerazione i bisogni della Svizzera in quanto piazza economica integrata nella rete internazionale, rispettando i diritti democratici del popolo e l'autonomia dei Cantoni.
Andrebbero poi sottoposti al voto di popolo e cantoni (articolo 140, Referendum obbligatorio) i trattati internazionali che prevedono una ripresa di disposizioni importanti che fissano norme di diritto (quest'ultimo aspetto attualmente sottoposto a referendum facoltativo, articolo, articolo 141).
L'iniziativa modifica anche l'articolo 164 (Legislazione). Stando al Comitato, l'adozione di disposizioni importanti, che stabiliscono norme di diritto, deve essere espressamente prevista in una legge federale o in un trattato internazionale soggetto a referendum obbligatorio e ristretto a un ambito ben definito.