Non è andata giù ai cacciatori ticinesi la fiction in cinque puntate “Il Guardiacaccia” della RSI: «Valuteremo la possibilità di adire le vie legali»
LUGANO - Settimana scorsa, alle 20.40, è andata in onda su RSI La1 la miniserie tv “Il Guardiacaccia”. Una fiction che gli appassionati cacciatori hanno seguito con particolare interesse. Gli sarà piaciuta? Pare proprio di no. «Dopo aver seguito - non senza una certa fatica - tutti e cinque gli episodi mi vedo costretto, a nome dei cacciatori ticinesi (e non solo), ad esprimere tutta la nostra delusione, rabbia e indignazione per come è stato affrontato il tema della caccia», scrive oggi Fabio Regazzi, presidente della Federazione cacciatori ticinesi (FCTI), in una lettera al direttore della RSI Maurizio Canetta.
«Tralasciando l’interpretazione dei vari personaggi presenti in questa serie (che definire inconsistente è un eufemismo) - continua Regazzi - e alcune pacchiane imprecisioni emerse, ad essere inaccettabile è soprattutto il fil rouge dei cinque episodi in cui la caccia viene sistematicamente associata al bracconaggio».
«Nessuno vuole negare l’esistenza del bracconaggio, ma esso rappresenta un fenomeno circoscritto e limitato a pochi casi all’anno e peraltro in costante diminuzione», si legge. «Ma il punto è un altro. La caccia è un fenomeno molto complesso, una passione dalle radici profonde che suscita reazioni molto emozionali sia in chi la pratica che nel resto della popolazione».
«I cacciatori ticinesi non si meritano di essere trattati in questo modo da parte dell’ente radiotelevisivo pubblico, che ha utilizzato risorse finanziarie importanti (fra l’altro sarebbe interessante sapere quanto è costato “Il Guardiacaccia”...) per realizzare una fiction, oltre che di livello francamente mediocre, che ha fatto passare una visione falsata e distorta della figura del cacciatore».
Per concludere, il consigliere nazionale e presidente dei cacciatori, ha minacciato addirittura di fare causa: «Questo, ci dispiace sottolineare, non è un buon servizio pubblico e nemmeno un impiego oculato delle risorse generate dal canone radio-TV, che per altro anche i cacciatori contribuiscono a finanziare. Il danno purtroppo è fatto e di questo riteniamo ovviamente responsabile la RSI contro la quale valuteremo la possibilità di adire le vie legali, a tutela dell’immagine e della dignità dei cacciatori ticinesi.