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CANTONE«Abbiamo creato un'arma di distruzione del tumore»

18.12.19 - 21:00
Allo IOSI si gioisce per il successo nel trattamento di un certo tipo di linfomi con le staminali. E le prospettive sono ottimistiche: «In futuro è probabile l'applicazione anche per altri tumori»
tipress (archivio)
«Abbiamo creato un'arma di distruzione del tumore»
Allo IOSI si gioisce per il successo nel trattamento di un certo tipo di linfomi con le staminali. E le prospettive sono ottimistiche: «In futuro è probabile l'applicazione anche per altri tumori»

LUGANO - Ha suscitato scalpore il traguardo raggiunto dall'Istituto oncologico della Svizzera italiana (IOSI), riuscito a guarire un malato di cancro grazie a cellule staminali modificate geneticamente. Ma c'è davvero da esultare per questo successo? Lo abbiamo domandato a Luciano Wannesson, vice primario di oncologia medica proprio allo IOSI.

«È sicuramente un risultato importante - ci spiega -. Si tratta di un trattamento nuovo, che si sta iniziando ad applicare a livello mondiale, ma che si sta sviluppando già da una decina d'anni. I vari perfezionamenti hanno permesso oggi che questo diventasse routine per certe malattie oncologiche».

Quindi non è applicabile a tutti i tipi di tumori?
«Le malattie attualmente in trattamento sono in pratica due: i linfomi B aggressivi (tumori che si originano nei linfociti, che si occupano della difesa immunitaria) e le leucemie linfoblastiche acute della serie B».

Di che tipo di tumori parliamo?
«Si possono disseminare nel resto del corpo da un linfonodo. Crescono rapidamente, senza controllo. E portano alla morte».

Sono sempre mortali?
«Sono tumori molto aggressivi, ma curabili in una grande proporzione».

Qual è allora la novità introdotta con questo trattamento?
«Stiamo parlando di tumori già guaribili con trattamenti standard di chemioterapia associata a immunoterapia. Ma non tutti guariscono definitivamente. Solo per il 60% dei pazienti la terapia standard è risolutiva. C'è un 40% che recidiverà o sarà refrattario alla chemio. In questi casi bisogna offrire un trattamento di "seconda linea", fino a oggi il trapianto autologo di cellule staminali. Ma non guariscono tutti e non tutti possono riceverlo».

Per questi ultimi casi qual era la soluzione?
«Finora non avevano speranze terapeutiche. Questa tecnologia, invece, permette di guarire anche i casi più refrattari».

Con che percentuale di successo?
«Dal 40 all'80% a seconda della malattia».

In che cosa consiste la terapia?
«Si tratta di prelevare i linfociti T del paziente che a loro volta fanno parte del sistema immunitario. Bisogna prendere queste difese naturali, modificarle in laboratorio introducendo dei geni che le potenziano enormemente e le fanno diventare un'arma di distruzione del linfoma. Creiamo in pratica un super-linfocita capace di eliminare le cellule del linfoma. Una volta reinfuso nel corpo comincia a proliferare a moltiplicarsi».

Stiamo parlando di una tecnica ancora in fase di sperimentazione, giusto?
«Questo è il primo paziente trattato in Ticino. Ma negli Stati Uniti questo trattamento sta già prendendo piede. Proprio per questo da due anni stiamo lavorando per importare da noi la terapia. E non per studi clinici, ma per un utilizzo quotidiano».

Un obiettivo raggiungibile?
«Lo studio ci ha permesso di capire se la nostra infrastruttura fosse pronta. Con questo primo paziente abbiamo avuto un eccellente risultato, sia per tolleranza che per efficacia. Il linfoma è scomparso».

Era un malato terminale?
«No. Stiamo cercando di portare questa tecnologia non solo al paziente senza altre opzioni, ma anche a quello in fase più precoce».

Effetti collaterali?
«Ci sono, ma ci stiamo preparando per gestirli assieme al gruppo infermieristico. In ogni caso sono ben gestibili. Sappiamo come farlo».

E per gli altri tumori?
«Si sta testando questa stessa terapia in altri tipi di linfoma e altri tipi di tumore (polmone, ovaie...). Io prevedo che a breve potremo intervenire in questo modo anche nei casi di mieloma multiplo e poi chissà... È un ambiente ancora da esplorare. Nel mondo ci sono almeno 300 studi clinici che stanno valutando questa tecnologia sui tumori solidi. C'è speranza. Non sarà la terapia miracolosa per tutti, ma basta che lo sia per una buona proporzione di malati». 

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COMMENTI
 

Marta 5 anni fa su tio
Bravissimi, complimenti e auguri!!!

anndo76 5 anni fa su tio
un ringraziamento e augurio , che sia solo l'inizio per debellare questo brutto male

volabas 5 anni fa su tio
Bravi, complimenti, e grazie

dan007 5 anni fa su tio
In Quali altri centri si sperimentano queste tecniche
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