Anche sui campi da calcio la stretta di mano è stata abolita. Eppure le contraddizioni non mancano
Abbracci dopo i gol e marcature strette sulle palle ferme sono solo degli esempi. Ma per ora neppure la nuova raccomandazione di mantenere le distanze sociali ferma il calcio regionale
GIUBIASCO - Le regole d'igiene e di comportamento fornite dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per proteggersi dal coronavirus valgono ovunque, anche sui campi da calcio. E così precauzionalmente si è deciso di abolire una consolidata consuetudine: la stretta di mano che le due squadre si danno prima di dare il via alla contesa.
Un provvedimento che se da un lato è legittimo - considerati i casi in aumento sia nel nostro Cantone, sia nel nostro Paese -, dall’altro appare quanto meno un po’ contraddittorio. Si evita di toccarsi con la mano, ma durante i 90 minuti di gioco i contatti di certo non mancano. Abbracci dopo i gol e marcature strette sulle palle ferme solo per fare due esempi.
Terzo tempo problematico - «In effetti un certo controsenso c’è - conferma il presidente della Sezione tecnica dalla Federazione ticinese di calcio Silvano Beretta - ma d’altronde è una direttiva dettata dalle autorità e di conseguenza indichiamo agli arbitri di farla rispettare». Un discorso simile vale per la fine della partita - il famoso terzo tempo - dove però i giocatori sono più liberi di fare ciò che vogliono.
Mantenere le distanze - Ieri l’UFSP ha aggiunto una nuova raccomandazione: mantenere le distanze. Una misura che va evidentemente a cozzare con quello che è un incontro calcistico. «Al momento non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione. Le partite del prossimo weekend - una sessantina in tutto - sono state autorizzate qualche giorno fa dall’Ufficio del Medico cantonale, quindi salvo nuove indicazioni saranno mantenute», spiega Beretta.
Per scongiurare ulteriormente la trasmissione del coronavirus, meglio quindi che le sfide finiscano 0-0 e che si opti per una difesa a zona anziché a uomo.