Maurizio Merlo ha fatto un passo indietro da direttore dell'Aeroporto di Agno. Il futuro? «Chissà»
LUGANO - L'uomo dei cieli ha ripiegato le ali, e le ha appese al chiodo. Almeno per ora. Maurizio Merlo da fine mese sarà senza lavoro. Il direttore dell'aeroporto di Lugano è tra i 41 dipendenti che hanno perso il posto con la liquidazione dello scalo di Agno, affondato dall'epidemia di Covid-19.
Pilota di lungo corso, ex direttore di Darwin Airline e poi di Lugano Airport (dal 2017), il 58enne di Novazzano non rientra tra i 22 dipendenti che traghetteranno l'aeroporto verso la "fase due", quella dell'aviazione privata. Perché? E quali prospettive vede per l'aviazione in Ticino? Lo abbiamo intervistato.
Direttore Merlo, ha abbandonato l'aereo in mezzo alla tempesta?
«Non direi. Ho sempre creduto e continuo a credere nell'aeroporto di Lugano. Al momento faccio parte del gruppo di lavoro che accompagnerà la transizione dalla proprietà pubblica ai nuovi proprietari, privati. Un lavoro importante e delicato».
Come ha preso la notizia della liquidazione?
«Con grande tristezza. Siamo tutti molto abbattuti: soprattutto per i dipendenti che dal mese prossimo rimarranno senza lavoro».
Sono 41 su un totale di 63. C'è anche lei.
«Con una struttura fortemente ridimensionata e un'operazione di traghettamento da portare avanti, la figura del direttore generale sarebbe stata solo di peso, dal punto di vista finanziario. Rimanere non aveva senso. È giusto così».
È stato lei a fare un passo indietro? O l'hanno messa alla porta?
«È stata una mia scelta: ho presentato io il piano strutturale sul nuovo assetto dell'aeroporto, e mi sono auto-escluso. Andavano fatte delle scelte per il bene dell'aeroporto, non di Maurizio Merlo».
Lei ha lavorato per 30 anni ad Agno. In futuro, cosa farà?
«È presto per dirlo ora. Tengo tantissimo a questo scalo, e adesso voglio fare la mia parte per garantirgli un futuro».
In questo futuro potrebbe esserci di nuovo lei al timone?
«Da parte mia non escludo niente. Ripeto: mi sono impegnato da sempre e mi impegnerò ancora per l'aeroporto. Ma la decisione spetterà ai nuovi proprietari».
Si sono già fatti avanti degli offerenti?
«Dei contatti c'erano stati in passato, ma adesso è il momento di quagliare. Il tempo stringe, entro fine anno dovremo passare alla fase successiva».
Qualche rimpianto, per come sono andate le cose?
«Mi dispiace che la popolazione non abbia potuto esprimersi democraticamente, e dire se voleva o no un aeroporto pubblico. Ma è andata così».
Il coronavirus ha dato la "mazzata" finale.
«È stata da subito una strada in salita. Il fallimento di Adria e di Skywork, Swiss che ha abbandonato la tratta Lugano-Zurigo. Poi la scelta del referendum, e alla fine ci si è messa l'epidemia».
L'aviazione si riprenderà dal Covid-19?
«L'aviazione era già in difficoltà prima del coronavirus. La storia dei cieli è fatta di continui alti e bassi, ma sono convinto che ci sarà una ripresa».
Anche a Lugano?
«Ovunque gli aeroporti sono vettori di crescita per i territori che li ospitano. Ad Agno i privati manterranno l'aviazione generale, e poi ristruttureranno lo scalo in attesa di vedere gli scenari futuri. Bisognerà aspettare e avere pazienza, ma sono fiducioso. In particolare sulla tratta Lugano-Ginevra, che è sempre stata importante».