L'offerta di un noto ristorante frequentatissimo dai ticinesi aveva attirato molta gente al valico di Chiasso
Il dirigente dell'Ufficio delle dogane di Como: «Non può passare il messaggio che soluzioni alternative border line consentano di aggirare i divieti posti a tutela della salute pubblica».
PONTE CHIASSO - "Abiti nella zona di Chiasso, Balerna, Mendrisio o Lugano? Abbiamo una bellissima notizia per te. Se non puoi venire da noi, ti raggiungiamo noi alla dogana con il tuo sushi preferito". Così recita la campagna lanciata a inizio marzo da un noto locale di Como, frequentatissimo dai ticinesi. Un invito rivolto alla clientela ticinese, che può ritirare l'ordine alla dogana di Chiasso "tutti i giorni a pranzo alle 13:15 e a cena alle 20:15". Ma tanto non è durata. Perché l'Agenzia delle dogane italiana ha deciso di vietare formalmente il passaggio di consegna del cibo d’asporto.
Di sushi al confine si era già parlato dalle parti di Ponte Cremenaga, Fornasette e Ponte Tresa. Quando il Municipio di Monteggio aveva denunciato la situazione a polizia, Cantone, Confederazione e servizi doganali. L'Amministrazione federale delle dogane (AFD) aveva reagito prevedendo la presenza di personale anche nelle ore serali per preservare «la sicurezza della popolazione e la corretta gestione della viabilità nell’area doganale». Ora "il problema" viene affrontato anche a Chiasso e dalla parte italiana.
Lo scorso weekend, infatti, pare che l'offerta da parte del noto ristorante di Como abbia attirato orde di ticinesi in dogana, stando a La Provincia, con la creazione di «ingiustificati assembramenti di cittadini provenienti dalla Svizzera». E - così come aveva già fatto l'AFD - la parte italiana ha voluto precisare che l’area doganale non è idonea per essere utilizzata quale zona di scambio di merce, come il sushi, e ha dato precise disposizioni di vigilare sia all'Agenzia delle Dogane, sia ai militari della Guardia di finanza.
Luca Pignanelli, dirigente dell’Ufficio delle dogane di Como, ha firmato una nota in cui spiega che «gli spazi doganali sono asserviti esclusivamente al servizio di dogana per il transito dei flussi turistici o dei lavoratori frontalieri». E ha aggiunto: «In nessun caso possono essere considerati un punto di ritrovo e di consegna di merci».
Rien ne va plus, dunque. Il sushi, chi lo vuole, dovrà ordinarlo in Ticino. «Pur comprendendo le difficoltà contingenti per molti operatori economici del territorio legate alla pandemia e ai divieti di spostamento - ha concluso Pignanelli -, non può passare il messaggio che soluzioni alternative border line consentano di aggirare i divieti posti a tutela della salute pubblica, attraverso modalità irregolari e con conseguenze (gli assembramenti osservati) che quei divieti tendono a evitare».