Basta un licenziamento, e una famiglia può finire al limite dell'auto-fallimento. Il caso di una coppia del Luganese
Sos Debiti: richieste in aumento con il Covid. Arrivano soprattutto da indipendenti e liberi professionisti che, finiti gli aiuti, faticano ad arrivare a fine mese
LUGANO - Un bel trilocale a Lugano, un bambino appena nato, l'auto in leasing. Due impieghi a tempo indeterminato. Fino a due anni fa Marina e Dario* erano una coppia senza problemi. Ma salta un tassello: lei - che dei due guadagna di più, 8mila franchi al mese - viene licenziata per ristrutturazione. Cerca per mesi, poi si accontenta: assistente in uno studio medico, meno di metà del salario. È troppo poco, e troppo tardi.
I debiti nel frattempo si sono accumulati e ammontano a 150mila franchi a dicembre scorso. «Siamo disperati, non sappiamo dove sbattere la testa». Marina e Dario hanno cambiato casa, richiesto il sussidio di cassa malati, richiesto aiuti comunali e un finanziamento bancario per aiutarsi con le spese: ma ora devono restituire l'aiuto con l'interesse.
È la situazione che fotografano molti dei 111 dossier aperti da Caritas Ticino nell'anno appena concluso. In totale sono circa 300 le persone coinvolte, un migliaio dall'inizio della pandemia. Disoccupati, lavoratori precari ma anche colletti bianchi, giovani e adulti, senza distinzioni di reddito o età. «L'indebitamento non è legato a particolari categorie di persone, quanto a degli eventi della vita» spiega il responsabile dei servizi sociali di Caritas Dante Balbo. «I grandi cambiamenti, come un divorzio, la nascita di un figlio, il pensionamento, un licenziamento ma anche l'ingresso nel mondo del lavoro possono portare la persona a spendere più di quanto può permettersi».
La crisi pandemica rientra senz'altro nell'elenco. L'associazione Sos Debiti ha registrato «un aumento marcato» delle chiamate nel 2021, per un totale di 450 consulenze. «Nell'ultimo periodo a chiedere aiuto sono soprattutto i lavoratori indipendenti: gli aiuti federali sono terminati, ma molti si trovano nella stessa situazione di prima» spiega la segretaria Simona Bernasconi Zambianchi. Entrambi gli enti concordano sul fatto che l'effetto Covid non si è visto ancora a pieno. «Da una parte i crediti concessi da Berna hanno contenuto i danni, ma si tratta anche qui di soldi che le imprese dovranno restituire» sottolinea Balbo. Dall'altra «le persone arrivano da noi in genere tre, quattro anni dopo l'inizio delle difficoltà».
Per Marina e Dario forse non tutto è perduto. Per non dichiarare auto-fallimento, si sono rimboccati le maniche e hanno tagliato tutte le spese eccessive. «Piuttosto lavoriamo anche di notte e con piccoli extra, ma cercheremo di uscirne in modo pulito». Con i creditori sono riusciti ad accordarsi su delle piccole dilazioni e sconti, anche con l'aiuto delle associazioni, nella speranza di trovare in fretta impieghi meglio retribuiti. Covid permettendo.
* nomi noti alla redazione