Gran parte dei terreni toccati dal maxi rogo è del Patriziato di Indemini. L'analisi del presidente Silvano Pedroni.
Scatta l'invito all'ottimismo: «Si teme che tutto il paesaggio sia andato distrutto. Aspettiamo. Una volta che l'incendio sarà davvero domato, andremo sul posto e vedremo l'entità del disastro».
GAMBAROGNO - «La stragrande maggioranza dei terreni bruciati appartiene a noi. E chissà quando sarà il momento di fare la conta dei danni...» Silvano Pedroni è da oltre 20 anni presidente del Patriziato di Indemini. Organo che si occupa del mantenimento e della cura del paesaggio montano che da giorni è tartassato da un maxi rogo. «Siamo tristi, è normale. Però non possiamo farci nulla. Quando arriva il fuoco è così. Siamo nelle mani dei pompieri».
«Ci vuole calma» – Pedroni è tra i 45 evacuati della zona (qui la testimonianza di altri due sfollati). Ha trovato una sistemazione provvisoria nella regione. Ed è in contatto diretto con chi si sta battendo contro le fiamme. «La prima cosa da fare è mantenere la calma. Si sente dire di tutto. Si pensa che anche tutte le capanne siano bruciate. Aspettiamo. Una volta che l'incendio sarà davvero domato, andremo sul posto e vedremo l'entità del disastro».
«Non scoraggiamoci» – Quello che si sa è che se ne sono andati diversi ettari di bosco. «Sì. Il nostro è un bosco di conifere, ma anche misto. Molto bello anche per escursionisti e turisti. Si nota già che in alcune zone, ad esempio sopra l'alpe di Neggia, è tutto nero. Bruciato. Però voglio lanciare un messaggio positivo: ripartiremo. Siamo un piccolo Patriziato, di sole tre persone. Ma con il sostegno di tutti rialzeremo la testa. Non scoraggiamoci. Chiaro che dispiace anche per gli animali. Tanti magari erano in letargo e non sono riusciti a mettersi in salvo».
Il paese salvato – A essere stato definitivamente messo in salvo sembra ora il nucleo di Indemini. «Ed è un miracolo. Dobbiamo ringraziare gli specialisti sul posto. A un certo punto le fiamme lambivano alcune case di vacanza. Non era così scontato riuscire a proteggere il villaggio. Il nostro è un paese caratteristico, ancora all'antica, con tanti scorci che rievocano la vita del passato. Anche per questo piace tanto agli svizzero tedeschi. Lo ritengono tipicamente nostrano».
Le cause e il prezzo da pagare – Sulle cause del rogo Pedroni non si sbilancia. Ora si sa che ci sarebbe stata negligenza da parte di due giovani svittesi che avevano bivaccato sopra l'alpe di Neggia. Credevano di avere spento il loro piccolo fuoco. Ma così non è stato. Anzi. «Io non mi voglio esprimere. Ovviamente dentro di me inizio a fare qualche conto. Se penso all'enorme dispiegamento di forze per più giorni, agli elicotteri, ai danni alla natura e al paesaggio, la fattura finale rischia di essere salatissima. Milionaria».