L'ex municipale era nel CdA di Raiffeisen e vergò il rogito con cui il Ceo, ora sotto processo, acquistò una casa.
La replica del notaio: «Vogliono vedere fango dove non c'è. Nelle pratiche trattate ho sempre rispettato tutte le regole e non c'è stato nessun rimprovero. Né da parte della Finma, né del Ministero Pubblico».
MORCOTE - Finisce in piazza, o meglio online su "Insideparadeplatz", il nome dell’avvocato e notaio luganese Angelo Jelmini. Come riferisce il sito zurighese di news finanziarie, è stato l’ex municipale di Lugano a curare nel giugno 2015 il rogito con cui l’allora presidente di direzione di Raiffeisen, Pierin Vincenz, e sua moglie Nadja Ceregato acquistarono una villa di vacanza a Morcote per 6,5 milioni di franchi.
Un banchiere alla sbarra - Nulla di illegale per il notaio, se non che - secondo il pubblico ministero del processo che in questi giorni vede alla sbarra Vincenz e il suo collega in affari Beat Stocker - l’acquisto sarebbe stato finanziato per 1,9 milioni con i 9 milioni che il banchiere è accusato di avere illecitamente intascato. Il denaro sottratto proveniva da “Investnet ”, un fondo di Private Equity lanciato nel 2012 da Raiffeisen che aveva permesso di raccogliere prestiti per centinaia di milioni.
Rogito ergo sum - Insideparadeplatz va giù duro, parlando di “Lugano Connection”. «Quando Vincenz e la moglie acquistarono la casa a Morcote - scrive il sito -, Jelmini era membro del Consiglio di amministrazione di Raiffeisen Svizzera. Aveva voce in capitolo sugli stipendi e sui bonus dei massimi dirigenti». Per la nuova casa di vacanze a Morcote la coppia, scrive sempre il sito finanziario, aveva ricevuto un mutuo da Raiffeisen Lugano di ben 4,2 milioni, più un “contratto di credito base” per altri 460 mila franchi, per un totale di 4,7 milioni di debito verso la banca. Il rimanente, necessario all’acquisto, proveniva da risorse proprie di marito e moglie. Due bonifici - uno di 1,8 milioni e l’altro di 110 mila franchi - sono finiti sul conto della Federazione svizzera dei notai con riferimento al “Contratto di vendita Vincenz (...) comune di Morcote”. Non, come scrive invece Insideparadeplatz, sul conto dello stesso Jelmini.
La vigilanza - Nulla di illegale, come detto. Salvo la questione dell’opportunità per Angelo Jelmini di occuparsi di tale pratica, vista la sua doppia funzione di notaio e membro, dal 2011 al 2018, del CdA di Raiffeisen Svizzera. Una carica questa che Jelmini lasciò, avendo concluso il suo mandato, nel 2018. Nello stesso anno in cui la Finma (l’Autorità federale di sorveglianza dei mercati finanziari) rivolse all'intero Consiglio di amministrazione la critica di aver fallito come organo di vigilanza, in particolare nell’attività di controllo svolta tra il 2012 e il 2015 sull’allora direttore generale Pierin Vincenz.
«Tranquillo, ma seccato» - Tranquillo, ma «seccato perché vogliono dare un'immagine distorta e vedere fango dove non c'è». Questa la reazione, pacata, di Angelo Jelmini a proposito di quanto pubblicato da "Insideparadeplatz". Ma su un punto l'avvocato è categorico: «Sia la banca che il sottoscritto, come consigliere di amministrazione, abbiamo sempre rispettato tutte le regole nelle pratiche trattate. Tanto è vero che, dal quel profilo, non c'è stato nessun rimprovero né da parte della Finma né del Ministero Pubblico». Quanto a un potenziale conflitto d'interessi, Jelmini ricorda che «laddove, come consigliere, mi è capitato di avere a che fare con quella pratica, la mia astensione è stata totale e corretta».