L'appello delle Ong svizzere al Consiglio federale: «Non decidano solo i Governi, si ascoltino le popolazioni colpite»
Le indagini sui crimini di guerra - per le associazioni - «devono essere una priorità»
LUGANO/KIEV - Tra i primi colloqui sulla ricostruzione del Paese devastato dall'invasione russa avranno luogo a Lugano il 4 e 5 luglio durante la conferenza internazionale sull'Ucraina, come ha confermato il Presidente Ignazio Cassis parlando al WEF.
La Piattaforma delle ONG svizzere per i diritti umani - associazione che riunisce circa 90 organizzazioni non governative - vede quanto succederà a Lugano una grande opportunità, visto che si tratta della prima conferenza internazionale sull'Ucraina dall'inizio della guerra. «La discussione sulla guerra e la ricostruzione non può essere condotta solo dai governi, a porte chiuse». Vanno invece ascoltate le voci «delle popolazioni direttamente colpite» e «rispettando i diritti umani», sostengono le Ong, che auspicano «una prospettiva di ricostruzione sostenibile».
Le ONG svizzere si augurano quindi che il Governo svizzero «sfrutti la conferenza sull'Ucraina per portare in primo piano una migliore e più ampia comprensione della politica di sicurezza e di pace. Mentre gli armamenti possono dare un senso di sicurezza a breve termine, una politica di sicurezza a lungo termine si basa sull'attuazione coerente e universale dei diritti umani, sulla riduzione della povertà, sulla lotta al cambiamento climatico e sulla conservazione e protezione delle risorse naturali».
Diverse ONG della Piattaforma, che lavorano con organizzazioni partner in Ucraina, Russia e Bielorussia nel fornire aiuti e affrontare le conseguenze del conflitto, si sono poi messe a disposizione per partecipare alla conferenza.
Crimini di guerra? «Una priorità»
Una delle richieste principali delle ONG per la conferenza sull'Ucraina è che gli Stati intensifichino (e rendano prioritari) i propri sforzi «nell’ambito delle indagini sui crimini di guerra».
«Se non verrà fatta chiarezza sui crimini di guerra e se non sarà fatta giustizia per le vittime, non ci saranno prospettive per la pace e la stabilità», ha dichiarato a tal riguardo Alexandra Karle, direttrice di Amnesty International Svizzera. «È ora che vengano raccolte e messe in sicurezza le prove. I responsabili dei crimini devono essere chiamati a risponderne nell’ambito di processi equi. La conferenza sull'Ucraina è l'opportunità per coordinare e rafforzare a livello internazionale le misure che sono state già messe in atto da alcuni Stati e organizzazioni».
Un elenco delle richieste delle Ong svizzere - che riguarda aree tematiche tra cui asilo e migrazione, aiuti umanitari, sanzioni e sostegno al Sud globale - è stato inviato in una lettera al Consiglio federale.