Peccia, in Vallemaggia, è culla di un'arte antica che attrae curiosi e professionisti da tutto il mondo.
LAVIZZARA - Il costo? Circa 4 franchi al kg. Non siamo al mercato della frutta, bensì in un paese della Vallemaggia di meno di duecento abitanti, diventato un luogo per cui si arriva persino dagli Stati Uniti o dall’Asia per parlare, toccare e lavorare il marmo.
Questo per un’arte che è nata migliaia di anni fa e che viene ancora praticata: la scultura. Giunti a Peccia per capirne di più, lo sguardo volge inevitabilmente e immediatamente all’orizzonte: tra le montagne si staglia la cava, fonte di un marmo bianco «unico in Svizzera».
Ce ne parlano Alex Naef e Almute Grossmann Naef che dirigono da decenni la Scuola di Scultura locale, che offre corsi anche per principianti, per chi non ha mai preso in mano un martello o uno scalpello. «L’interesse è in crescita. Nel 2024 festeggeremo il 40esimo anno della scuola, questo grazie anche alle richieste della gente».
Chi ce lo fa fare?
Ma perché qualcuno dovrebbe, nel 2023, prendere gli attrezzi e mettersi a sudare e faticare per realizzare una scultura? «Lavorare il marmo è un’esperienza straordinaria. Ti porta in uno stato quasi meditativo, toccare una materia che ha avuto origine centinaia di anni fa», ci spiega Almute, mostrandoci le postazioni di lavoro.
Ai corsi liberi della Scuola, come detto, si può iscrivere chiunque: «Ci sono dottori, molte persone che lavorano sedute in ufficio e cercano un’attività manuale, e c’è chi si iscrive per fare una vacanza diversa, una vacanza “intelligente”». Ed è un’attività che stuzzica i palati femminili: le statistiche mostrano che partecipano più donne che uomini (51%).
Almute ammette che bisogna avere un minimo di forza fisica, ma non è la cosa più importante: «La chiave sta nella pazienza, che ti porta a dialogare con gli attrezzi e con il marmo». Attrezzi che, in principio, sono sempre gli stessi che venivano usati anche dagli Egizi. L'esperta è convinta: «Quest’arte, questo modo di avvicinarsi alla materia, non scomparirà mai».
In Ticino da oltreoceano
Spostandoci di poche centinaia di metri, arriviamo al Centro internazionale di Scultura di Peccia, gestito dall’omonima Fondazione. Aperto da pochi anni, accoglie ora artisti che arrivano da ogni parte del mondo. «È un posto unico non solo in Svizzera, ma in tutta Europa» ci dice con orgoglio Urezza Famos, la direttrice.
Notiamo in effetti diversi borsisti all’opera, concentratissimi. Qui, per realizzare le opere, si usano attrezzi più moderni per modellare e formare, arrivando da un blocco di marmo a una figura, a un volto, a qualcosa che per il momento è visibile solo nella testa degli artisti.
Sfruttiamo un momento di pausa per sentire le sensazioni di persone arrivate in Ticino dall'altra parte del pianeta, che per mesi rimarranno immersi tra la natura e la scultura. Cosa ne pensano del nostro Cantone? «Ho vissuto in città come Seul e Londra e quest’area è completamente diversa, appena arrivata mi sono innamorata della natura e delle persone cordiali» ci racconta Minhee Kim, arrivata dalla Corea del Sud.
Anche Matt Byrd, arrivato dal North Carolina e ricoperto di polvere di marmo, è entusiasta: «Adoro stare in Ticino, essere qui è un sogno diventato realtà».