Case e stalle distrutte, smottamenti, frane. L'ansia e la speranza della gente del posto. E la preoccupazione del presidente di Agrifutura.
LAVIZZARA - È un luogo bellissimo a circa mille metri di altitudine. Uno degli scorci più incantevoli della Svizzera italiana. Ma ora sta attraversando un momento davvero complicato. Il Piano di Peccia dopo lo "tsunami" dello scorso weekend appare irriconoscibile. Con scoscendimenti ovunque. L'occhio di Tio.ch ha visitato la località della Lavizzara cinque giorni dopo il disastro.
Lo choc del contadino – L'agricoltore Elio Biadici è scioccato: «Ho perso la casa, ho perso la stalla, ho perso la mia piccola azienda che avrebbe rappresentato il mio futuro in vista del pre pensionamento. Adesso non so cosa farò».
Una mano col furgoncino – Giordano "Mec" Rotanzi vive al Piano di Peccia da sempre. Non ha voluto essere evacuato dal posto che ama. Anzi. Ha deciso di restare a casa per dare una mano col suo furgoncino. «È il furgoncino della mia associazione, "Tücc Insema". In questi giorni mi è capitato di fare su e giù dalla valle per trasportare persone in difficoltà. Ad esempio ho appena portato una famiglia a Cevio. Trasporto anche acqua e vari oggetti. Si fa tutto col cuore».
Lacrime – Accanto a un'abitazione incontriamo un ragazzo a bordo di un escavatore. «Stiamo ripulendo una casa – dice –. La stiamo liberando dai detriti. Lavoriamo per una ditta di Cevio, un'impresa di costruzione». Una donna ammette: «Ho pianto tanto. Non ce la faccio a vedere tutto questo».
La frana che ha ostruito la strada del Draione – Con "Mec" Rotanzi ci dirigiamo ai piedi della frana caduta lungo la stradina che porta al campo di calcio Draione. Frana che ha di fatto isolato diverse persone che la notte del disastro stavano partecipando a una tradizionale festa calcistica. «Il giorno dopo la frana qui era pieno di acqua che scorreva – indica Rotanzi –. Grazie alla presenza dei pompieri al campo si è detto che dal capannone della festa non ci si sarebbe più mossi. Così sono state salvate tante vite».
«Bisogna curare anche la post emergenza» – Al Piano di Peccia è presente anche Giovanni Berardi, presidente di Agrifutura. La sua è un'analisi lucida e puntuale. «Ho trovato aziende completamente distrutte e una campagna da rimodellare. In questa regione l'agricoltura rappresenta un settore economico fondamentale per la vita della valle. Tra l'altro attualmente ci sono animali che si trovano in una zona in cui hanno un'autonomia di una decina di giorni. Vanno salvati. La grossa preoccupazione degli agricoltori e anche degli abitanti del posto è quella di essere abbandonati una volta terminata l'emergenza. Bisogna curare anche la post emergenza».
Scenari impensabili – Con "Mec" Rotanzi si passeggia per le vie del villaggio. «Guardate – sottolinea indicando altri smottamenti –. Qui c'è un'altra situazione triste e tremenda. Una parte del bosco ha ceduto. Probabilmente anche per via della primavera troppo piovosa».
Un paesaggio cambiato – Al Piano di Peccia sono tornate elettricità e telefonia. Ma continua a mancare l'acqua potabile. «Pare che alcune sorgenti siano rovinate. E che non arrivi più acqua al bacino». «È veramente un disastro – commenta un giovane nativo del posto –. Il paesaggio è completamente cambiato. Non penso che tornerà mai più come prima. Dovremo convivere con questa nuova realtà».
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