Ignazio Cassis e il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani hanno firmato oggi una dichiarazione congiunta sull'Ucraina.
LOCARNO - Bisogna portare Putin al tavolo dei negoziati. Questo in sostanza il messaggio contenuto nella dichiarazione congiunta tra Svizzera e Italia sull’Ucraina firmata oggi a Locarno dal capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) Ignazio Cassis e il suo omologo italiano Antonio Tajani. L'incontro è avvenuto a margine della Giornata della Diplomazia, appuntamento ormai fisso del Film Festival. Insomma non c'era occasione migliore per rilanciare la tradizione dei “bons offices” della Confederazione.
La pace in Ucraina - Il grande tema della giornata è stato quindi il summit sul Bürgenstock e soprattutto i possibili prossimi passi. Perché, come spiegato da Cassis, è solo l'inizio. «La data di oggi non è casuale, ma molto significativa», ha spiegato proprio il consigliere federale. «Si tratta del 75esimo anniversario della quarta ratifica universale dell'adozione delle Convenzioni di Ginevra (1949)». Un anniversario da ricordare «alla luce delle tante guerre attualmente in corso. Le convenzioni non evitano i conflitti, ma riducono il numero di morti tra la popolazione civile».
Italia e Svizzera quindi marceranno a braccetto per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina. «Visto i profondi legami storici che caratterizzano i nostri paesi, la tradizione umanitaria è essenziale». Si guarda però già al futuro. «Il prossimo incontro avverrà il 28 novembre a Roma con una nuova edizione del forum Italia-Svizzera, che dopo 10 anni di infanzia trova una nuova espressione. Avremo modo di fare il punto sulla situazione internazionale».
Le porte della diplomazia - Un comune impegno per costruire la pace confermato anche dalle parole del ministro Antonio Tajani. «La diplomazia culturale deve avere un ruolo importante. Questa giornata è l’occasione per fare il punto sulle questioni internazionali. Sappiamo bene chi è l'aggressore e chi è la vittima. Non vogliamo nascondere la verità, ma bisogna lavorare per far sì che le porte della diplomazia rimangano sempre aperte».
La grande incognita riguarda proprio il Paese di Putin. Da qui la necessità di includere anche l’altra parte coinvolta nel conflitto al tavolo dei negoziati. «Siamo favorevoli a un’altra conferenza. Vogliamo costruire un percorso che porti alla presenza russa al tavolo della pace. Non è facile, ma dobbiamo fare in modo che questa guerra si concluda».
L'Italia «si appresta a ospitare la Conferenza Internazionale per la ricostruzione in Ucraina nel 2025, la quarta di una serie iniziata proprio in Ticino - a Lugano - e proseguita a Londra e Berlino. L'Italia assume questo impegno essenziale per la fase post-conflittuale e per dare una speranza di futuro al Paese».
Frontalieri e gasdotto - La guerra nell'est Europa però non è stato il solo tema trattato durante l'incontro con la stampa di oggi. Le relazioni con la vicina penisola, giudicate ottime da entrambi i politici, hanno riproposto la tematica dei frontalieri. «Abbiamo risolto molte questioni aperte negli ultimi anni. Pensiamo in particolar modo all'accordo sui frontalieri, cercando di allargare la cooperazione dalla Lombardia al Piemonte», ha spiegato Cassis.
«È un’opportunità per la Svizzera poter contare sui lavoratori italiani, come è un’opportunità per gli italiani poter lavorare oltre confine. Si tratta di un win-win», ha invece aggiunto Tajani.
Infine i due politici hanno annunciato l'inizio dei colloqui per la costruzione di un gasdotto che da sud attraversi anche la Svizzera. «C’è un dialogo in corso per realizzare un gasdotto che porti il gas dall’Africa al Nord Europa. La Svizzera è interessata a partecipare. Potrebbe in futuro trasformarsi anche in idrogenodotto», ha spiegato Tajani.
«La questione dell’idrogeno occupa molto il Consiglio federale. Stiamo lavorando con il dipartimento competente del collega Albert Rösti una strategia svizzera sull'idrogeno per il futuro. Avremo quindi un bisogno di importare idrogeno nella seconda metà degli anni 30. Bisogna creare le premesse di trasporto dalla sorgente verso il nord», ha invece precisato Cassis.