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CASLANOFirmato un piano sociale alla Bally di Caslano

15.11.24 - 15:50
L’accordo raggiunto prevede, per chi lascerà l’azienda, tre mensilità di disdetta e tre mensilità di buonuscita.
Ti-Press
Fonte OCST
Firmato un piano sociale alla Bally di Caslano
L’accordo raggiunto prevede, per chi lascerà l’azienda, tre mensilità di disdetta e tre mensilità di buonuscita.

CASLANO - Si è chiusa oggi, venerdì 15 novembre, la procedura di consultazione avviata con l’annuncio di Bally Schuhfabriken AG di Caslano di voler procedere con un licenziamento collettivo. Ne dà notizia l’OCST. «Ne è risultato un piano sociale, firmato da tutte le parti (rappresentanti del personale di fabbrica, rappresentanti del personale degli uffici, OCST e direzione), esclusivamente incentrato sul miglioramento delle condizioni di uscita per chi rientrerà nel novero delle persone licenziate».

La vicenda - Il sindacato ripercorre gli antefatti, partendo dalla vendita, avvenuta ad agosto, dello storico produttore svizzero di scarpe di alta gamma al fondo statunitense Regent LP. Quest’ultimo, secondo la ricostruzione dell’OCST, avrebbe provveduto all’acquisto della proprietà «con il chiaro intento di ridurne innanzitutto i costi. Una diminuzione di spese pari al costo di 65 posti di lavoro».

«Fondi insufficienti» - Con queste premesse «il management ha inizialmente messo sul piatto fondi insufficienti a garantire un’uscita dignitosa dei lavoratori in esubero. Le risorse messe a disposizione prevedevano di concedere ai 65 uscenti solo il minimo legale, ovvero la retribuzione durante il periodo di disdetta (di uno, due o tre mesi a dipendenza dell’anzianità di servizio), più una buonuscita di due mensilità».

«Risultato solo in parte soddisfacente» - L’accordo raggiunto, «grazie all’impegno dell’OCST, garantisce un piano sociale secondo il quale a tutti gli uscenti verranno concesse tre mensilità di disdetta e tre mensilità di buonuscita». Un risultato «solo in parte soddisfacente». La direzione resta irremovibile «sul fatto che procederà ad un taglio delle spese pari al costo di 65 posti di lavoro».

Questo taglio «potrebbe essere operato tramite la riduzione di 65 unità lavorative o distribuendo in modo più ampio la riduzione del tempo di lavoro. Per coloro che verranno toccati, il piano garantisce un po’ più di tempo e di risorse per ricostruire la propria situazione professionale».

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