Processo al docente di Arbedo: radiografia di un uomo incastrato dal rapporto tra sessualità e morale. Il suo avvocato tuona: «Ha già pagato troppo. Liberatelo subito». Oggi la sentenza
LUGANO - «L'imputato ha ripetutamente costretto i suoi allievi a subire atti sessuali...». Così recita l'atto d'accusa in merito al docente di Arbedo a processo da ieri davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano. Lo ricorda il suo avvocato, Luigi Mattei, nell'ambito dell'arringa in difesa del 57enne alla sbarra. «Ma nulla - sostiene - permette di dire che i ragazzi sentivano l'obbligo di tacere. È vero che il mio cliente chiedeva loro di non dire nulla a casa di quanto succedeva in aula. Ma il riferimento era alle stupidaggini che venivano commesse, cose banali insomma».
Sesso e morale - Cosa si nasconde nella mente del maestro di Arbedo? Il processo sta mettendo a nudo il vissuto di un uomo incastrato dal moralismo religioso col quale è cresciuto. Un uomo che non ha mai affrontato direttamente il suo orientamento sessuale. Un uomo che nel 1993, poco prima del suo matrimonio, è stato a letto con un ragazzino minorenne. E il dibattimento pone indirettamente l'accento anche su un tema attuale quanto tabù. Quello del rapporto tra sessualità e morale.
Scheletri - E così dall'armadio di un uomo apparentemente rigido e integro spuntano scheletri impensabili. Come quello che racconta di una folle notte a Verona, nel 2013. Quella in cui il maestro avrebbe approcciato sessualmente un suo ex allievo, classe 1990. «L'atto d'accusa parla di pressioni psicologiche sul giovane. Si dice che il maestro aveva una vocina da demonio mentre massaggiava la pancia del ragazzo. Io credo a tutto. Anche alla paura che aveva questo giovane. Il problema è che non è successo nulla di più. Accarezzare la pancia di una persona adulta non è un atto sessuale. Il mio assistito ci ha provato, con impaccio. Ma ci ha solo provato. Non possiamo parlare di coazione sessuale».
Modi bruschi - Già di primo mattino Mattei aveva relativizzato le strane coccole che il maestro regalava ai suoi allievi. Così come i presunti abusi nei loro confronti, eccezion fatta per un solo caso. Ora anche i comportamenti violenti e maneschi descritti dall'atto d'accusa vengono puntualmente smontati dall'avvocato. «Dove sono le conseguenze di questo modo di fare del docente? C'erano ragazzini già di per sé iperattivi. Dall'istruttoria non emerge nulla che indichi come i comportamenti del maestro abbiano potuto aggravare queste situazioni».
Rapporto deragliato - Il legale si appella dunque alla corte per chiedere una pena radicalmente diversa rispetto ai tre anni e nove mesi ipotizzati dalla pubblica accusa. «Sappiamo che il rapporto che il docente aveva con un certo allievo è deragliato. E il ragazzino ha fatto benissimo a raccontare ai genitori quanto è successo. Il maestro provava attrazione per lui. Tolto questo reato, a me pare che nell'atto d'accusa non ci sia altro di considerevole. Il mio assistito ha già pagato tanto».
Conseguenze pesanti - Otto mesi di carcere in solitudine, per 23 ore al giorno, alla Farera. Poi il passaggio al penitenziario della Stampa. Questo il percorso dietro alle sbarre fatto finora dall'insegnante. «Il mio cliente ha perso il posto di lavoro. E ha subito conseguenze pesantissime rispetto alla portata dei fatti. Chiedo che sia liberato subito. Lui non si è opposto alla richiesta di risarcimento verso il bambino del quale si era infatuato. E nemmeno io mi oppongo».
Le scuse - La parola, infine, torna all'imputato. Per l'ultima volta prima della sentenza, che sarà pronunciata nel pomeriggio odierno. Ed è il giudice Marco Villa a passargliela. «Ho sempre avuto difficoltà nel manifestare i miei sentimenti - ammette il docente -. Chiedo scusa al ragazzino a cui ho recato danno. E sono pronto a pagare la giusta pena. Mi scuso anche per i disagi che ho causato alle famiglie". Poi il maestro scoppia in lacrime. "La mia classe si aspettava una fine d'anno scolastico diversa. Chiedo perdono».