In un periodo poco propizio, l'MPS ha lanciato un referendum contro la legge votata dal Gran Consiglio il 20 ottobre.
Matteo Pronzini spiega perché i privilegi per i consiglieri di Stato, anziché essere stati aboliti, continueranno a esistere. Per questo la popolazione dovrebbe avere almeno la possibilità di esprimersi sul tema.
BELLINZONA - Solo contro tutti. Il Movimento per il socialismo (MPS) ha lanciato un referendum contro la Legge sulla retribuzione e sulla previdenza professionale dei membri del Consiglio di Stato, votata dal Gran Consiglio - 74 voti favorevoli, quattro contrari e un astenuto - lo scorso 20 ottobre. «È una Legge che perpetua i privilegi dei membri del Governo, anche perché gli attuali consiglieri di Stato non ne sono assoggettati (per loro si applica ancora l'attuale sistema). Per far sì che abbia effetto bisogna aspettare che entrino in carica nuovi consiglieri di Stato e attendere che questi vadano in pensione, cosa che non avverrà verosimilmente fino al 2030-35», sottolinea Matteo Pronzini.
Vitalizio - Ma in cosa consistono questi «immorali e illegali» privilegi pensionistici? Innanzitutto, spiega Pronzini, il versamento di una rendita transitoria AVS/AI di 22'464 franchi, dal momento dell’uscita dal Governo fino al raggiungimento dei 65 anni (64 per le donne). E questo in aggiunta al vitalizio di cui beneficiano e che ammonta al 60% del salario lordo. Inoltre il riscatto di anni di contributi «per un prezzo irrisorio» (50'000 franchi per ogni anno riscattato).
Aumento di salario - L’MPS contesta anche l’aumento del salario di 33'000 franchi (che quindi farà aumentare anche il vitalizio) che entrerà in vigore dal primo gennaio. Gli attuali consiglieri di Stato (eletti nel 2015 e nel 2019) vedranno infatti crescere il loro stipendio lordo del 13%, da 244'062 a 277'314 franchi. Riassumendo: un vitalizio di 166'388 fr. (il 60% del salario) e 22'464 fr. di contributo sostitutivo AVS/AI: 188'853 fr. annui. «Senza dover pagare un solo centesimo di contributi. Se questo è aver abolito i privilegi...».
Ma quali spese? - A questo montante vanno ancora aggiunti 15'000 franchi d'indennità per le spese. «I membri del Governo non hanno spese - fa però notare Pronzini -. Avete mai visto un consigliere di Stato al quale viene chiesto di pagare il pranzo a un’inaugurazione, a una cerimonia o un evento al quale viene invitato? Quando sono in missione, invece, evidentemente fatturano le spese alle casse pubbliche». Insomma, un rimborso spese che sarebbe «una parte di salario camuffata» sulla quale non vengono nemmeno versati gli oneri sociali.
In futuro rendite ancora superiori - Per quanto riguarda i futuri consiglieri di Stato, anche loro potranno contare su uno stipendio lordo lievitato da 244'062 a 277’314 franchi. «E su rendite, al momento dell’uscita, uguali o superiori a quelle attuali», avverte il deputato dell'MPS. Se andranno in pensione a meno di 55 anni e con 12 anni di presenza in Governo - stando ai calcoli dell'MPS - riceveranno un'indennità d'uscita di 1'363'801 franchi, se invece lo faranno dopo i 55 anni potranno ricevere un reddito annuo di 133'111 franchi (il 48% del salario pieno). Somma sulla quale il Cantone dovrà ancora pagare annualmente 22'422 franchi di contributi pensionistici. Il costo totale per lo Stato, e quindi per la collettività, sarà di 155’533 franchi annui (attualmente il costo per l’amministrazione cantonale è di 146'437 franchi). Nessun risparmio quindi, come invece indicano le altre forze politiche: «Bisogna chiedere a loro come sono arrivati a certe cifre», risponde Pronzini sollecitato in tal senso.
Essere consigliere di Stato è già un privilegio - Ma c'è almeno qualcosa di positivo nella nuova legge? «No - ribatte il nostro interlocutore -. È scandaloso che nella situazione in cui ci troviamo si continui ad andare avanti con questi privilegi, quando già essere un consigliere di Stato è già un privilegio». Pronzini ricorda che il prestigio accumulato e i contatti personali stabiliti durante la carica permettono infatti di sistemarsi nelle migliori condizioni una volta lasciato l’esecutivo. «Chi lascia il Governo ha la strada spianata per sedersi su poltrone ben remunerate e prestigiose. Gli esempi si sprecano: Gabriele Gendotti alla presidenza della Suva, Luigi Pedrazzini alla testa della Corsi, Patrizia Pesenti nel CdA di Credit Suisse, Laura Sadis nel CdA di Alptransit».
Firme entro il 5 gennaio - Per tutti questi motivi l'MPS chiede che la Legge votata dal Gran Consiglio venga sottoposta a votazione popolare. La raccolta firme è stata lanciata a metà novembre, ma avviene in un periodo non propizio alla ricerca di sottoscrizioni in piazza. «Gli altri partiti hanno voluto votare la Legge in ottobre proprio per renderci il lavoro difficile. Ma faremo di tutto per riuscire a raccogliere le 7'000 firme necessarie entro il 5 gennaio», conclude Pronzini.
Contattato da Tio.ch/20minuti, il Governo non ha voluto prendere posizione sulle affermazioni di Matteo Pronzini.