A confermarlo sono gli Stati Uniti stessi nel rapporto annuale del Dipartimento della salute.
L'ammissione era passata finora inosservata. I responsabili del siero russo: «Gli sforzi per minare i vaccini sono immorali e stanno costando vite umane».
WASHINGTON - I vaccini anti Covid sono anche una questione geopolitica? L'assunto appare confermato da un breve paragrafo di un rapporto pubblicato dal governo americano in gennaio (ancora sotto l'amministrazione Trump) e passato inosservato finora. Con parole chiarissime, vi si legge che Washington ha fatto pressione sul Brasile perché rifiutasse il preparato russo Sputnik V.
«L'OGA (l'Ufficio affari globali, ndr) ha sfruttato le relazioni diplomatiche nella regione delle Americhe per contrastare gli sforzi di Stati come Cuba, il Venezuela e la Russia, che lavorano per aumentare la loro influenza nella regione a scapito della sicurezza e della difesa degli Stati Uniti», si legge nel rapporto annuale del Dipartimento della salute e dei servizi umani americano, cui l'OGA afferisce. «Esempi includono l'utilizzo dell'ufficio del diplomatico per la Salute dell'OGA al fine di persuadere il Brasile a rifiutare il vaccino russo anti Covid», continua il documento.
Sepolta nelle 72 pagine dell'altrimenti solo moderatamente interessante scritto, la frase non è stata notata che più di un mese dopo dai diretti interessati: i responsabili del siero russo. «Il Dipartimento della salute degli Stati Uniti ha confermato pubblicamente di aver persuaso il Brasile contro lo Sputnik V», ha scritto il profilo Twitter ufficiale del preparato allegando un'immagine del passaggio incriminato (vedi più sotto). «Noi crediamo che i Paesi debbano lavorare insieme per salvare vite - ha aggiunto -. Gli sforzi per minare i vaccini sono immorali e stanno costando vite umane».
Molto ambigua la risposta di Washington: «L'Ambasciata e i Consolati degli Stati Uniti in Brasile non hanno mai scoraggiato il Brasile dall'accettare vaccini contro il Covid-19 che siano stati autorizzati dai suoi rispettivi organi regolatori», afferma l'Ambasciata statunitense a Brasilia in un tweet in portoghese. Peccato che lo Sputnik V, a tutt'oggi, non rientri fra i vaccini autorizzati dalle autorità sanitarie brasiliane.
Molto specifica e suscettibile di lasciare molti non detto anche la presa di posizione del Ministero degli affari esteri brasiliano: «L'Ambasciata del Brasile a Washington non ha ricevuto consultazioni o azioni dalle autorità o da compagnie statunitensi riguardo al possibile acquisto, da parte del Brasile, del vaccino russo contro il Covid-19», si legge in una nota. L'Ambasciata del Brasile a Washington magari no, ma altre autorità politiche brasiliane sono state sollecitate dall'OGA?
Interrogato sulle rivelazioni, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha rifiutato di commentare sulle specifiche accuse lanciate dai responsabili dello Sputnik V. Come riporta Reuters, ha tuttavia ammesso che la pressione su alcuni Paesi perché rifiutino il vaccino russo è senza precedenti. Questi tentativi di boicottare il siero russo, ha però assicurato, non hanno possibilità di successo.
Al momento in Brasile sono autorizzati il vaccino CoronaVac, prodotto in collaborazione con la cinese Sinovac, e quello di AstraZeneca.
US Dep. of Health publicly confirmed that it pressured Brazil against Sputnik V.
— Sputnik V (@sputnikvaccine) March 15, 2021
We believe countries should work together to save lives. Efforts to undermine the vaccines are unethical and are costing lives.
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