Il gesto eroico di un'agente nel dramma di persone disposte a tutto
CEUTA - C’è sempre una foto simbolo ad illustrare un evento drammatico. Una immagine che, senza bisogno di parole, abbia la forza di testimoniare la tragedia in corso.
A Ceuta, la foto simbolo, è quella di una guardia civile spagnola che salva dalle acque un neonato di pochi mesi. Un bambino con tutina e cappellino zuppi d’acqua, tratto in salvo da morte certa. «Abbiamo preso il bambino. Era freddo, congelato, non si muoveva» ha raccontato Juan Francisco, l’agente eroe del reparto di Attività Subacquea della Guardia Civile spagnola. «È stato traumatico» ha aggiunto.
Un'occasione aspettata da anni
La madre lo portava sulla schiena mentre, insieme ad altre migliaia di persone, tentava di attraversare il confine posto tra il Marocco e Ceuta, enclave spagnola nel Nordafrica insieme a Melilla, dove si sono riversate circa 8 mila migranti dopo aver forzato il confine marocchino solitamente blindato. Nella notte tra sabato e domenica scorsa, infatti, le guardie di frontiera di Rabat hanno smesso, senza alcun motivo apparente, di pattugliare l’area interessata, permettendo ad un numero impressionante di persone, donne e uomini con bambini anche neonati al seguito, di superare le barriere che dividono le spiagge marocchine da quelle di Ceuta.
Nella volontà di sfruttare una occasione aspettata da anni, migliaia di persone hanno cercato di raggiungere l’enclave spagnola nei modi più disparati: chi a nuoto, chi arrampicandosi sulle scogliere, chi con canotti di fortuna. In poco più di 24 ore, oltre 8 mila persone sono riusciti ad entrare nella enclave spagnola nel nord del Marocco, anche se le autorità spagnole hanno fatto sapere di averne già espulsi oltre 5 mila.
Disperazione e pandemia
Si tratta di migranti provenienti dal Mali, dal Niger e dal Senegal ma anche moltissimi marocchini. Tra di loro vi sono anche gli abitanti delle città confinanti che, a causa della chiusura dei valichi per la pandemia da Covid, hanno perso il lavoro nelle enclavi. Le organizzazioni umanitarie hanno distribuito viveri e coperte ad una folla di disperati che, nella maggior parte dei casi, hanno con sé solo i documenti di identità chiusi in delle buste di plastica; persone pronte a tutto, anche a buttarsi in mare senza un giubbotto di salvataggio ma solo, in alcuni casi, con delle ciambelle giocattolo o dei canotti, anch’essi giocattolo, totalmente inadeguati anche per una traversata in mare di poche centinaia di metri.
Oltre alla polizia, è stato schierato anche l’esercito spagnolo e la situazione, già di per sé drammatica, è degenerata con lancio di sassi contro gli agenti della Guardia Civile spagnola che ha risposto con spari in aria dissuasori e lancio di fumogeni. Migliaia di persone hanno comunque continuato ad ammassarsi contro il muro eretto dal Governo di Madrid in due punti strategici: il primo all’altezza del varco frontaliero principale denominato Tarajal II ed il secondo, sul lato opposto, a Benzù, sotto la cosiddetta montagna della Madre Morta, Jebel Moussa, dove già era presente un reticolato poi potenziato nel corso degli anni.
Lungo la linea di confine sono stati costruiti muri alti 20 metri e barriere subacquee, una sorta di frangiflutti in ferro che penetrano in mare per decine di metri. Centinaia di migranti sono poi riusciti ad entrare in territorio spagnolo attraverso l’altra enclave di Melilla. Mai in passato così tante persone erano riuscite ad entrare a Ceuta e Melilla. Le scene trasmesse dai telegiornali, ed immortalate nei video, mostrano una situazione drammatica con migranti tenuti con i piedi nell’acqua per impedire che, anche simbolicamente, tocchino il territorio europeo. Altri sono stati soccorsi riversi senza forze in spiaggia. Un migrante è invece morto affogato nel vano tentativo di raggiungere la costa spagnola.
Una crisi senza precedenti
Lo è quella di Ceuta: 8 mila arrivi in un territorio che conta appena 85 mila abitanti. Secondo quanto riferito da El Pais, dopo l’intervento dell’esercito spagnolo, il flusso degli arrivi è in via di diminuzione ma, via mare, continuano ad arrivare persone allo stremo delle forze, spesso con sintomi di ipotermia. Nel 2018, le autorità spagnola avevano registrato l’arrivo di 2'800 persone, prevalentemente uomini di fuga dalle zone subsahariane che poi hanno scelto, negli anni, di percorrere la rotta Atlantica verso le Canarie.
A Ceuta si assiste ad un dramma senza precedenti se si considera che un terzo dei migranti arrivati sono minori, circa 1'500 giovani, tra cui molti non accompagnati. Prima di domenica, i tentativi di entrare a Ceuta avvenivano, quasi esclusivamente, attraverso mezzi di fortuna partiti da punti della costa lontani dalla cittadina spagnola. Lungo i litorali, specialmente nei centri frontalieri di Fnideq e Castellejos i controlli da parte delle autorità marocchine erano continui e vigorosi: ogni tentativo di avvicinarsi alle spiagge di confine veniva prontamente represso in attuazione degli accordi bilaterali Spagna-Marocco.
Come detto Ceuta è una città autonoma spagnola, circondata dal Marocco, che si affaccia sul Mediterraneo, vicino allo stretto di Gibilterra, a 8 km da Fnidq. Dopo una serie di dominazioni, dai cartaginesi agli arabi, venne conquistata dal Portogallo nel 1415 fino a che, nel 1668, venne ceduta alla Spagna. Il suo territorio fa parte del sistema doganale dell’Unione europea, così come il suo sistema politico ed economico, e la città è un porto franco. Le mire marocchine sulle enclavi spagnole, non sono mai venute meno ma il Governo spagnolo ha sempre ribadito la sua sovranità sul territorio di Ceuta e Melilla, altra città autonoma spagnola ubicata nei pressi del porto marocchino Beni Ensar.
«Ci sono azioni che hanno delle conseguenze»
Nella notte di sabato 15 maggio gli agenti di frontiera marocchini si sono come volatilizzati, Un comportamento apparentemente inspiegabile se non fosse che, lo scorso aprile, i servizi segreti di Rabat avevano raccolto le prove che Brahim Gali, segretario generale di Fronte Polisario, organizzazione militante da decenni in conflitto con il Governo di Rabat per il controllo del Sahara Occidentale, era stato accolto in Spagna, sotto falso nome, per sottoporsi a delle cure mediche per il Covid. Per il Marocco Gali è un nemico giurato visto il suo impegno nella lotta all’indipendenza della parte del Sahara confinante con la Mauritania e l’Algeria, territorio che il Marocco considera proprio dopo il ritiro degli spagnoli negli anni ’70 del secolo scorso. A dicembre scorso, gli Stati Uniti per aumentare il numero di Paesi musulmani che riconoscono Israele come stato, hanno accettato la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale.
La Spagna aveva protestato ed il ricovero offerto a Gali dimostra la vicinanza alla lotta portata avanti dal suo partito. La diplomazia marocchina ha da subito condannato il gesto vendicandosi poi, del torto subito dalla Spagna, ritirando i controlli lungo la linea di confine con Ceuta. L’ambasciatrice del re Mohamed VI a Madrid, Karima Benyaich, lo aveva detto chiaramente all’agenzia di stampa spagnola Europa Press «Ci sono azioni che hanno delle conseguenze». Ed il riferimento alla vicenda del ricovero di Gali in Spagna appare evidente. Poco dopo, l’ambasciatrice veniva richiamata in patria per consultazioni. Il Marocco, anche se non esplicitamente ammesso, ha quindi deciso di strumentalizzare la crisi della migrazione africana verso l’Europa quale ritorsione diplomatica allo sgarbo subito.
La difesa di Spagna ed Unione europea
Lunedì 17 maggio, il primo ministro spagnolo sarebbe dovuto volare a Parigi per partecipare al vertice organizzato da Macron sul finanziamento delle economie africane, ma si è visto costretto a cambiare i propri programmi a causa della crisi umanitaria in corso a Ceuta. «Voglio rassicurare gli spagnoli- ha detto con tono fermo- specialmente quelli che vivono a Ceuta e Melilla che ristabiliremo l’ordine con la massima celerità. Saremo fermi davanti a qualsiasi sfida. L’integrità di Ceuta come parte della nazione spagnola sarà garantita dal Governo con tutti i mezzi disponibili».
Anche il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, si è schierata a fianco della Spagna dichiarando che «Non ci faremo intimidire da nessuno. L’Europa non sarà vittima di tattiche». La presidentessa della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha scritto su Twitter «L’Ue è solidale con Ceuta e la Spagna. Abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni per gestire le migrazioni. Possiamo raggiungere questo obiettivo se raggiungiamo un accordo sul nuovo Patto sulla migrazione» mentre David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, ha voluto rimarcare che «Salvare vite umane in mare deve essere la priorità per l’Ue».
A Lampedusa, in due giorni, sono arrivate 24 imbarcazioni con 2'100 migranti a bordo e di loro 600 erano minori non accompagnati mentre più di 600 persone sono morte nel Mediterraneo quest’anno. Da anni si parla del dramma della migrazione, via terra o via mare, e la speranza è che, dopo la tragedia di Ceuta, si concretizzi una condivisa politica europea sulla migrazione capace di fornire soluzioni adeguate a tale fenomeno.