A causa delle temperature più alte di sempre e dell'umidità, Novak Djokovic: «In 20 anni mai vissuto niente del genere»
TOKYO - Quelle di Tokyo sono le Olimpiadi più calde di sempre e gli atleti e i volontari impegnati ogni giorno se ne stanno accorgendo. La giornata più vessante in questo senso, riporta il Guardian, è stata la giornata di ieri: con 34 gradi a cui si è aggiunta la tradizionale tremenda umidità di Tokyo in agosto (attorno al 70%) per una totale percepito attorno dei 40 gradi.
Una condizione estrema, soprattutto per atlete e atleti impegnati nelle discipline più legate alla resistenza fisica. Una situazione, quella di questi giochi, che potrebbe anche essere un antipasto del futuro - a causa del cambiamento climatico - e che sta portando il Comitato olimpico a pensare di rivedere i suoi piani. Anche la decisione di spostare le maratona e la marcia nell'isola settentrionale di Hokkaido hanno limitato solo in parte la problematica vista l'eccezionale ondata di caldo di quest'anno.
«Non ho mai sperimentato niente del genere in 20 anni di carriera», ha confermato il tennista Novak Djokovic che come i suoi colleghi ha subito i morsi tremendi del caldo di mezza giornata, «ci si disidrata in un attimo, e a causa del caldo e dell'umidità sembra di avere dei pesi sulle spalle».
Se l'è vista ancora più brutta il tennista russo Daniil Medvedev che, per completare il suo match, ha chiesto due timeout medico. Fra i sintomi riscontrati: l'impossibilità di respirare, vista offuscata da macchie nere e sensazione di svenimento. Due le tenniste, la kazaka Zarina Diyas e la spagnola Paula Badosa a dare forfait a causa del caldo, quest'ultima è stata portata fuori dal campo in sedia a rotelle.
Al momento le Olimpiadi di Tokyo hanno riscontrato una temperatura media attorno ai 32,2 gradi che ne fanno l'edizione più calda di sempre. I record per quanto riguarda i picchi però appartengono a Sydney (2000) e Pechino (2008). Il vero rischio per la salute è però l'umidità che rende particolarmente vessante lo stress termico e il rischio di eccessivo surriscaldamento.
Essì che, al momento della candidatura nel 2013, il comitato di Tokyo aveva parlato di tempo «mite e soleggiato, un clima ideale perché gli atleti possano esprimersi al meglio delle possibilità».