L'Ue sembra essere decisa, ma c'è da superare la contrarietà austriaca e i dubbi tedeschi
LUSSEMBURGO - All'indomani della scoperta delle atrocità commesse a Bucha, i vertici dell'Unione europea avevano promesso nuove pesanti sanzioni contro la Russia. Domenica si era espresso in tal senso il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, mentre oggi è stato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, a dichiarare prima dell'Eurogruppo in corso a Lussemburgo: «Dobbiamo aumentare la pressione sulla Russia e aumentare il sostegno per l'Ucraina».
Le richieste di sanzioni ucraine - Domenica era stato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a chiedere «nuove devastanti sanzioni» e, nello specifico: «embargo su petrolio, gas, carbone; chiudere tutti i porti alle navi e alle merci russe; scollegare tutte le banche russe da SWIFT». Il piano europeo andrebbe in questa direzione, secondo le anticipazioni del Financial Times.
«Nulla è fuori discussione» - Rispondendo a una domanda sul possibile embargo totale al petrolio russo, Dombrovskis ha affermato che «per la Commissione Ue nulla è fuori discussione» ed «è molto chiaro che come Ue dobbiamo fare di più per fermare questa guerra e queste atrocità, quindi la Commissione europea sta già preparando il prossimo pacchetto di sanzioni». Non è chiaro cosa sarà colpito, ma è molto probabile che l'attenzione sarà rivolta contro il cruciale settore energetico, quindi petrolio, carbone e gas.
Il presidente francese Emmanuel Macron invoca «misure molto chiare su petrolio e carbone», che dovrebbero essere discusse già alla riunione Ecofin in programma domani, così come a quella degli ambasciatori dell'Ue di mercoledì 6 aprile.
L'Austria non ci sta - «Tutti gli Stati membri saranno in grado di decidere sui prossimi passi ambiziosi» da compiere, sottolinea Dombrovskis. Ma qualcuno ha già le idee chiare: l'Austria, ad esempio, «non è a favore di nuove sanzioni legate al gas». Il ministro delle Finanze Magnus Brunner ha presentato la posizione di Vienna sempre a Lussemburgo. «Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste». Pur condannando le stragi di civili, Brunner ritiene che «quando si parla di sanzioni bisogna restare freddi e se una sanzione ti danneggia di più dell'altra parte allora non è la direzione giusta».
La posizione tedesca - La Germania è stata, nelle scorse settimane, forse la nazione che ha espresso maggiore contrarietà alle sanzioni energetiche. Per questo motivo, spiegato dal vicecancelliere Robert Habeck: «Il governo tedesco negli anni scorsi ha aumentato la dipendenza dalla Russia, diversamente da altri Paesi. Quindi la nostra situazione di partenza è diversa rispetto ad altri». Ma Berlino è pronta, assicura: «Ho detto più volte che lavoriamo all'indipendenza dal carbone e dal gas. Ogni giorno aumentiamo la nostra indipendenza e le possibilità di un embargo. Questa è la via giusta e quella che danneggia Putin».
Una posizione che non fa l'unanimità nemmeno in seno al governo tedesco: «Le importazioni di gas dalla Russia colpiranno la Ue più di quanto urtino la Russia» avverte il ministro delle Finanze Christian Lindner. «È chiaro che dobbiamo porre fine il più rapidamente possibile a tutti i legami economici con la Russia», ma è altrettanto lampante che «il gas non può essere sostituito a breve termine». La possibile soluzione? Pensare a embarghi separati su petrolio, carbone o gas e non unire le tre fonti energetiche in un pacchetto unico. In questo modo ognuna di esse potrebbe essere sostituita a un ritmo differente, senza creare grossi scompensi.