Attivisti e Ong per i diritti umani e ambientali tagliati fuori dal vertice e severamente controllati
SHARM EL-SHEIKH - Taxi con videosorveglianza, perquisizioni e uno spazio appositamente adibito per manifestare. Ecco a che cosa assomiglieranno i luoghi della Cop27 a Sharm El-Sheikh e perché figurano pochissime organizzazioni ambientali e per i diritti umani tra le Ong accreditate.
Man mano che il 6 novembre si avvicina, i contorni della Cop27 si fanno sempre più nitidi. E potrebbero non avere nulla in comune con la maggioranza delle precedenti Conferenze globali per il clima.
Normalmente l'evento è caratterizzato da una forte presenza o attenzione di organizzazioni non governative che mettono l'accento sulle problematiche del clima. L'Egitto, al fine di assicurarne l'accesso all'evento ha rilasciato 35 accrediti in più delle altre Conferenze, ma nessuno di questi è però andato a delle Ong che si occupano di diritti umani e ambientali.
Come spiegato da Hossam Bahgat, capo dell'Iniziativa egiziana per i diritti personali, al portale Reuters, la notizia non è stata resa pubblica e molti gruppi non erano a conoscenza del fatto di potersi iscrivere. La presidenza della Cop afferma tuttavia che la selezione è stata «trasparente» e approvata dalle Nazioni Unite.
A rendere ulteriormente complessa la partecipazione di Ong e gruppi per la protezione del clima all'evento saranno gli spazi appositamente adibiti per loro. Perché? In Egitto vige il divieto di manifestare, tuttavia il governo ha deciso di "chiudere un occhio" in occasione della Cop27 e di costruire uno spazio all'interno del quale sarà possibile esprimere il proprio dissenso. Si trova vicino all'autostrada ed è molto lontano dall'area delle conferenze. Come sottolinea il Guardian, «è lontano da qualsiasi forma di vita».
Per accedervi è necessario registrarsi e non è chiaro se sarà possibile tenere delle manifestazioni all'esterno, ossia negli spazi pubblici cittadini. Secondo un portavoce di Amnesty international è «l'atto di uno Stato che non vuole che le persone si riuniscano per manifestare liberamente il loro dissenso, ma non vuole essere accusato di non averlo permesso». Inoltre, adibire un luogo circoscritto alle proteste «permette di sorvegliarle in modo che se qualcuno dice qualcosa che al governo non piace, il governo lo sa».
Un altro fatto che preoccupa gli attivisti è il difficile accesso alla città. Per chiunque intenda viaggiare via terra per raggiungere Sharm El Sheikh sarà necessario sottoporsi a una perquisizione ed esibire i propri documenti d'identità. Inoltre, verrà attivato un servizio di 500 taxi bianchi muniti di telecamere interne collegate a un "centro di sicurezza" che si occuperanno del trasporto dei partecipanti all'evento. Ulteriori ostacoli sono i prezzi esorbitanti di hotel e aereo, e il difficoltoso iter per ottenere i visti per entrare all'interno del territorio egiziano.