Il presidente Maduro ha salutato gli ottimi risultati dei temi in votazione, tra cui la creazione di uno Stato denominato Guyana Esequiba
«La vittoria nel referendum sull'Esequibo è stata schiacciante, e con essa abbiamo dato i primi passi per una nuova, potente, tappa storica che rafforza la nostra ambizione di sovranità sull'Esequibo». Essa è una «sconfitta del governo della Guyana e della compagnia statunitense ExxonMobil» che «sfruttano illegalmente le risorse petrolifere» di quel territorio.
Così il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha salutato stanotte il risultato del referendum consultivo realizzato ieri in Venezuela, in cui, secondo il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne), Elvis Amoroso, «il sì di 10'554.320 persone che hanno votato - circa la metà degli aventi diritto - è stato superiore al 95% per tutti i cinque quesiti posti».
Compreso, ha sottolineato, quello più controverso, il quinto, che chiedeva un appoggio alla proposta di creare uno Stato denominato Guyana Esequiba da integrare alla Federazione venezuelana, che è stato accettato con il 95,93% di "sì" contro il 4,07% di "no".
Arringando una folla sulla storica Plaza Bolívar di Caracas, Maduro non ha proferito particolari minacce, sostenendo che «si è trattato di una vittoria che ha unito la Patria, senza discriminazioni e senza partitisti». E per questo ha ringraziato tutti coloro che hanno partecipato alla costruzione del successo registrato nel referendum, compresi quei partiti dell'opposizione che hanno convinto i loro militanti a esprimere un voto. «Questa è anche la loro vittoria».
Ripetutamente il leader chavista ha ammonito la Guyana, che attualmente amministra i 160'000 chilometri quadrati dell'Esequibo ricchi di petrolio, per aver cercato di mettere in difficoltà il Venezuela continuando a considerare valido il lodo del 1899, portando il caso alla Corte internazionale di giustizia (Icj) e rifiutandosi invece di riconoscere l'accordo firmato da Caracas e Georgetown nel 1966 a Parigi per una soluzione delle differenze attraverso un dialogo bilaterale.
Dopo aver considerato la Guyana un ostaggio degli Stati Uniti e delle compagnie petrolifere statunitensi a cui il presidente guyanese Irfaan Ali avrebbe venduto il Paese, Maduro ha sostenuto che da quando sono stati scoperti i pozzi di petrolio nella regione contesa «la ExxonMobil si è intascata 22'000 milioni di dollari, mentre alla Guyana ne sono andati soltanto 3000 milioni».