Slitta di 24 ore l'approvazione del decimo pacchetto. C'è ottimismo tra i 27.
BRUXELLES - Non è bastato l'appello recapitato in persona dalla vice premier ucraina Yulia Svyrydenko all'Ue: il colosso russo del nucleare Rosatom non entrerà nel decimo pacchetto di sanzioni. Il pressing della Polonia e dei Baltici per l'inserimento di uno dei settori più strategici per Mosca è stato respinto innanzitutto dall'Ungheria.
Ma, anche senza l'inclusione di Rosatom, la riunione dei Rappresentanti Permanenti in Ue (Coreper II) non è riuscita a dare luce verde al decimo pacchetto. L'incontro è stato aggiornato per giovedì pomeriggio nella speranza che le divergenze tra i 27, che vanno ben oltre il punto del nucleare, si appianino. E mantenendo così l'impegno a mettere sul piatto nuove sanzioni entro il 24 febbraio, come annunciato da Ursula von der Leyen.
Nonostante lo slittamento di ventiquattro ore, nei corridoi dei palazzi comunitari serpeggia un tiepido ottimismo. La volontà dei 27 resta quella di dare un segnale di unità nell'anniversario dell'invasione dell'Ucraina. Il decimo pacchetto, seppur privo del nucleare e dei diamanti, vale comunque 11 miliardi, va a colpire anche la Guardia Rivoluzionaria iraniana per l'aiuto militare fornito a Mosca e arricchisce la black list di diverse nuove personalità russe, inclusi i cosiddetti «propagandisti di Putin».
La ratio di quest'ultimo round di sanzioni è tagliare l'export di qualsiasi prodotto che Mosca potrebbe utilizzare nei suoi sistemi armati. Eppure, per gli Stati europei del Nord-Est non basta. Alla riunioni degli ambasciatori Ue hanno preso parola Polonia e Estonia, chiarendo nettamente la loro posizione. «Continueremo a sperare nell'adozione di un pacchetto di sanzioni ambizioso», ha sottolineato l'ambasciatore polacco Andrzej Sadoś lamentando l'assenza di misure che «colpiscano davvero le finanze e i criminali di guerra russi».
Varsavia spinge per l'inserimento pressoché automatico nella black list dei congiunti dei sanzionati russi e vorrebbe anche colpire il settore della gomma sintetica, della quale la Polonia anni fa era tra l'altro uno dei maggiori produttori. Su quest'ultimo punto, già nel Coreper della settimana scorsa, alcuni Paesi avevano chiesto una valutazione d'impatto. Riserve sarebbero inoltre arrivate dalla Germania. La Commissione, dal canto suo, punta ad inserire obblighi di rendicontazione per il settore finanziario, assicurativo, e bancario per quanto riguarda gli asset della Banca Centrale russa. L'obiettivo è rafforzare il monitoraggio dei beni di Mosca congelati. A Bruxelles, del resto, resta alto l'allarme sull'aggiramento delle misure. E giovedì si terrà un forum ad hoc in Commissione presieduto dalla commissaria ai Servizi Finanziari Mairead McGuinness.
Su tutto, però, continua a pendere il nodo del possibile veto ungherese. Il governo di Viktor Orban, riunito a Budapest, è tornato a bocciare la politica delle sanzioni, assicurando il suo veto ad un eventuale inserimento di Rosatom e mostrandosi critico anche rispetto al discorso di Joe Biden dal Castello di Varsavia. In serata, tuttavia, è arrivato un parziale segnale di distensione: l'Ungheria ha annunciato che ritirerà la richiesta, inviata all'Ue nei giorni scorsi, di escludere alcuni oligarchi russi dalla black list.