I fatti risalgono alla notte del 4 maggio. Dopo aver sparato con un fucile automatico il ragazzo si era rifugiato da suo nonno.
BELGRADOQ - Uros B., il giovane 21enne autore della strage di Mladenovac, in Serbia, ha ammesso le sue responsabilità.
Ai giudici della procura di Smederevo ha detto di aver sparato con un fucile automatico per spaventare gli abitanti dei villaggi di Dubona, dove lui abita, Malo Orasje e Sepsin, tutte località non lontane da Mladenovac, 60 km circa a sud di Belgrado.
Sparando da un'auto guidata da un complice, Uros B. nella tarda serata del 4 maggio ha ucciso otto persone ferendone altre 14. Successivamente ha preso in ostaggio un tassista a Mladenovac e, sotto minacce di morte, si è fatto condurre in una località presso Kragujevac, dove si è nascosto in casa del nonno. E lì che è stato rintracciato e arrestato dalla polizia poche ore dopo. In manette sono poi finiti anche il nonno e lo zio del killer. Nella loro casa è stata trovata una ingente quantità di armi e munizioni.
La strage è avvenuta a meno di due giorni dal massacro in una scuola di Belgrado, dove un 13enne, sparando con la pistola del padre, ha ucciso otto allievi suoi coetanei e una guardia giurata, ferendo altre sette persone. Kosta K., l'autore della mattanza, non è perseguibile penalmente non avendo compiuto 14 anni. Il padre è stato arrestato con l'accusa di non aver garantito la messa in sicurezza in casa delle armi in suo regolare possesso.
I due episodi hanno scosso fortemente la Serbia dove, al pari degli altri Paesi della regione, resta in circolazione una grande quantità di armi e munizioni, eredità dei conflitti armati degli anni Novanta nella ex Jugoslavia. Il presidente Aleksandar Vucic ha annunciato ieri misure urgenti per ridurre gli arsenali e limitare il possesso e l'uso delle armi da fuoco. Da ieri e fino a domani in Serbia è stato proclamato il lutto nazionale.