Ecco il contenuto del Protocollo tra Italia e Albania, il cui disegno di legge di ratifica è passato con 93 voti a favore e 61 contrari
ROMA - Un centro di identificazione delle persone migranti nell'entroterra che potrà accogliere "fino a un massimo di 3mila" individui, più un centro più piccolo di primo approdo nel porto di Shengjin, dove far attraccare le navi italiane con i profughi. È quanto prevede il Protocollo tra Italia e Albania sulle persone migranti, il cui disegno di legge (ddl) di ratifica è stato approvato definitivamente dal Senato a Roma, con 93 voti favorevoli e 61 contrari. Le critiche dell'opposizione mettono in dubbio la praticabilità del progetto senza violare le norme italiane e internazionali sui diritti umani e ne sottolineano i costi. Il ddl di ratifica quantifica anche la spesa in ben 673 milioni nei 10 anni previsti per la durata dell'accordo.
Logistica - Il protocollo negli allegati contiene anche le mappe catastale e i progetti del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) e di quello di primo approdo che saranno costruiti in Albania. Le navi italiane approderanno nella città settentrionale di Shengjin, gemellata con Viareggio vista la sua vocazione turistica, e dotata di un porto. Il Centro avrà un perimetro di 240 metri con una recinzione esterna alta 4 metri dotata di filo spinato.
All'interno vari percorsi: quello per il trattamento antiscabbia, quelli di uscita verso il Cpr. Quest'ultimo sarà a Gjader, 20 chilometri nell'entroterra: sorgerà su una superficie edificabile di 77.700 metri quadrati, con 10 edifici per 2 mila metri quadrati. Il trasporto dal Centro di approdo al Cpr sarà effettuato dall'Italia, che provvederà anche alla sicurezza interna ai due Centri, mentre all'Albania è affidata la sicurezza esterna.
Persone in migrazione - Potranno essere ospitati «fino a un massimo di 3mila» persone contemporaneamente. In conferenza stampa la premier italiana Giorgia Meloni aveva parlato di 36mila individui, perché all'epoca le norme italiane indicavano in 12 mesi il termine massimo entro cui identificare la persona in migrazione; tuttavia il decreto Cutro 2 ha allungato a 18 mesi tale termine. Una volta identificati sia coloro che hanno diritto alla protezione internazionale sia quelli che devono essere "respinti" nel proprio Paese, dovranno essere trasportati in Italia.
Vulnerabili - Nel dibattito in Commissione e in Aula il governo, con il viceministro Cirielli, ha detto che in Albania non saranno inviate le persone in migrazione "vulnerabili" (minori, minori non accompagnati, donne incinte, disabili fisici e psichici, anziani, vittima di tratta e di tortura, ecc). Tuttavia un emendamento del Pd al ddl di ratifica che fissava nella legge questa esclusione è stato bocciato dalla maggioranza.
Navi italiane - Saranno portati in Albania solo gli individui salvati da navi italiane in acque territoriali italiane o di altri Paesi o in acque internazionali. Il governo ha sostenuto che la "scrematura" tra "vulnerabili" e non, avverrà sulle stesse navi.
Diritti - Il protocollo afferma che l'Italia si impegna affinché il trattamento delle persone migranti «rispetti i diritti e le libertà fondamentali dell'uomo, conformemente al diritto internazionale». Sono stati però respinti gli emendamenti delle opposizioni - evidenziano gli stessi partiti - che esplicitavano una serie di diritti, come la possibilità di rivolgersi ad avvocati.