Lo scrutinio dei voti volge al termine. Il destino della Turchia si decide per un pugno di voti
ANKARA - La Turchia è in bilico dopo 20 anni di Erdogan al potere. Secondo lo spoglio ufficiale, il presidente è un soffio sopra il 50% con oltre l'87% delle schede scrutinate. Frattanto, l'opposizione contesta i dati e lo sfidante Kemal Kilicdaroglu denuncia «una farsa».
In effetti il distacco tra i due è andato via via riducendosi con il passare delle ore. I primi dati del pomeriggio a urne chiuse indicavano Erdogan oltre il 58% delle preferenze ma l'accusa dell'opposizione è che sono stati contati e trasmessi prima i voti delle roccaforti tradizionali del presidente.
Il Sultano in serata era ancora di poco sopra la soglia necessaria per vincere al primo turno, ma Kilicdaroglu avanzava ottenendo quasi il 44% dei consensi. Sinan Ogan, candidato di una coalizione di piccoli partiti di estrema destra, era invece relegato a poco più del 5% dei consensi dopo una campagna elettorale tutta giocata all'attacco dei migranti siriani arrivati in Turchia dopo l'inizio del conflitto civile nel Paese, circa quattro milioni di persone.
Kilicdaroglu, leader del partito laico di centrosinistra Chp, trionfa in gran parte del sudest del Paese a maggioranza curda ma Erdogan si conferma nelle campagne e nei suoi feudi. Nonostante lo svantaggio, l'opposizione ha più volte sostenuto di essere in testa, esprimendo pesanti critiche nei confronti dell'agenzia Anadolu, già finita al centro di scandali in passati appuntamenti elettorali e accusata varie volte di non rivelare i dati quando questi si presentavano sfavorevoli per il Sultano. Secondo l'agenzia indipendente Anka, vicina all'opposizione, i numeri sarebbero ben altri, con Kilicdaroglu oltre addirittura al 60%.
Si chiarirà soltanto nella notte il risultato definitivo delle elezioni più importanti della carriera di Erdogan e per la Turchia in generale, ma il presidente in carica può già guardare con sicurezza a un buon risultato a livello parlamentare, dove la sua coalizione risulta per ora prima con più del 50% dei consensi, cifra che le consentirebbe di avere la maggioranza nell'assemblea. Se si confermerà tale, la vittoria della coalizione di Erdogan sarà destinata a pesare nelle prossime settimane in caso di ballottaggio il 28 maggio.
L'unico dato certo comunque è che i Turchi sono andati in massa a votare con un'affluenza che ha sfiorato il 90% degli aventi diritto. Secondo il Consiglio elettorale supremo di Ankara, le operazioni di voto si sono svolte senza irregolarità. Lunghissime file si sono viste ai seggi di tutte le città, tra sostenitori di Erdogan convinti di rinnovare la fiducia al Sultano e oppositori per i quali il voto di oggi rappresentava «una questione di vita o di morte».
Una conferma di Erdogan, secondo loro, metterebbe per sempre la parola fine all'indipendenza della magistratura, assesterebbe un colpo letale ai diritti umani e porterebbe la Turchia sull'orlo del baratro dal punto di vista economico.
«Mi auguro che stasera ci siano benefici per la democrazia turca», aveva detto il presidente dopo avere votato nel quartiere Uskudar, sulla sponda asiatica di Istanbul. Dopo essersi recato alle urne, dove si è presentato con sua moglie Emine distribuendo denaro in contanti a dei bambini, il presidente turco è partito alla volta di Ankara per seguire lo spoglio.
«A tutti è mancata la democrazia. Ci è mancato stare insieme, ci è mancato abbracciarci. Vedrete, la primavera tornerà in questo Paese se Dio vorrà e durerà per sempre», sono state invece le parole di Kilicdaroglu che ha votato nella capitale, dove sabato si è recato a omaggiare il mausoleo del padre della Repubblica di Turchia laica Mustafa Kemal Ataturk per chiudere la campagna elettorale mentre Erdogan veniva invece ripreso a pregare a Santa Sofia, che nel 2021 decise di riconvertire in moschea, come successe all'epoca della conquista ottomana di Costantinopoli.