L'amministratore delegato lascerà Fiat Chrysler Automobiles agli inizi del 2019: il suo posto sarà preso da qualcuno all'interno della società
DETROIT - «Sono stanco. Ho voglia di fare altro». Sergio Marchionne conferma la sua uscita da Fiat Chrysler Automobiles agli inizi del 2019: il suo posto sarà preso da qualcuno all'interno della società.
In un'intervista a Bloomberg a poche ore dall'apertura del Salone dell'Auto di Detroit, l'amministratore delegato di Fca conferma i target 2017 e 2018 e, in vista della presentazione del piano industriale il primo giugno, si spinge anche oltre: gli utili del gruppo potrebbero raddoppiare entro il 2002 grazie alla spinta di Jeep. Un aiuto arriva anche dal taglio delle tasse da 1'500 miliardi di dollari varato dall'amministrazione Trump: potrebbe tradursi in utili per 1 miliardo di dollari l'anno.
Fca è pronta ad affrontare le nuove sfide dell'industria automobilistica da sola: dopo i falliti tentativi di nozze con General Motors, un'alternativa - spiega Marchionne - non è dietro l'angolo. «Se nessuno ti vuole, il celibato potrebbe essere l'unica opzione» afferma Marchionne, ritenendo comunque ora Fca in una posizione più forte da poter guardare al futuro anche per conto proprio. Nel futuro di Marchionne, dopo 15 anni in Fiat, resta il ruolo in Ferrari: «Devo finire quello che ho iniziato». E un possibile ruolo in Exor: «Se la mia presenza è richiesta resterò». Per ora comunque Marchionne resta impegnato a tempo pieno nella società, per la quale continua a perseguire una strategia di crescita. Una crescita che passa per Jeep, vero e proprio motore di Fca. È «possibile» un raddoppiamento degli utili entro il 2022, dice.
Al Salone dell'Auto di Detroit le case automobilistiche si presentano ottimiste: il 2017 si è chiuso negli Stati Uniti con 17 milioni di auto vendite per il terzo anno di fila, nel miglior triennio ma sperimentato dal settore nella sua storia. Ma gli analisti sono scettici sul fatto che il trend possa continuare: le vendite al dettaglio sono in rallentamento, i giovani non sembrano interessati a possedere un'auto e i tassi di interesse sono in aumento. Alix prevede un moderato calo delle vendite quest'anno, e flessioni più accentuate nel 2019 e 2020. «Le due cose da guardare sono i folli incentivi all'acquisto» per guadagnare quote di mercato e «un'eccessiva produzione» mette in evidenza Mike Jackson, amministratore delegato di AutoNation, riferendosi alla «rovinosa» strategia attuata negli anni 2000 dalle case di Detroit e che si è tradotta in forti perdite. A complicare il quadro i massicci investimenti richiesti per tenersi al passo con l'evoluzione tecnologica e «difendersi» dall'affondo della Silicon Valley.