Greenpeace ha annunciato la nuova procedura, che permetterà alle autorità di rilevare le colture OGM non identificate
DES MOINES - Cambio di passo nel campo del rilevamento degli organismi geneticamente modificati (Ogm) con l'individuazione di un nuovo metodo che consentirà alle autorità, da ora in poi, di identificare le colture geneticamente modificate non autorizzate.
L'annuncio è di Greenpeace che, insieme a un gruppo di associazioni impegnate sul tema degli Ogm e a un'azienda della Grande distribuzione organizzata (Gdo), rivela lo sviluppo del primo metodo open source in grado di rilevare in laboratorio colture che sono state geneticamente modificate tramite le nuove tecniche di editing genetico (tecnica di ingegneria genetica che consente di ottenere nuovi tratti senza aggiungere materiale genetico estraneo) e considerate nuovi Ogm. Il nuovo metodo è stato pubblicato sulla rivista scientifica Foods.
La ricerca, condotta da un consorzio guidato da John Fagan dell'Health Research Institute (Iowa, Usa), ha tra i finanziatori Greenpeace Ue e Greenpeace Germania. Il lavoro ha riguardato il rilevamento della prima coltura Ogm in commercio ottenuta tramite le nuove tecniche di editing genetico: la SU Canola, una varietà di colza resistente agli erbicidi, sviluppata dalla compagnia statunitense Cibus con il marchio Falco.
«Il metodo - sottolinea Greenpeace - consente ai Paesi dell'Ue di effettuare controlli affinché questa colza geneticamente modificata, non autorizzata nell'Ue, non entri illegalmente nella filiera alimentare e in quella mangimistica». Viene aggiunto che «fino ad ora, i Paesi dell'Ue non avevano la possibilità di rilevare la presenza di questa colza Ogm, coltivata in alcune aree degli Stati Uniti e del Canada rispettivamente dal 2014 e dal 2018».
«La tecnica consentirà - spiegano i ricercatori - alle aziende alimentari, alla grande distribuzione organizzata (Gdo) e agli enti di certificazione di verificare l'eventuale presenza di organismi geneticamente modificati e della colza oggetto dello studio, sebbene sia generalmente compito delle autorità tenere gli Ogm illegali fuori dall'Ue».
Dal team di ricerca viene sottolineato che «la nuova ricerca confuta le affermazioni delle industrie biotech e di alcuni enti regolatori secondo cui i nuovi prodotti geneticamente modificati ottenuti tramite editing genetico sarebbero indistinguibili da colture simili non-Ogm e per questo non possono essere regolamentate secondo la normativa in vigore sugli Ogm».
Viene inoltre ricordato che «la Corte di giustizia europea ha stabilito due anni fa che gli organismi ottenuti tramite editing genetico rientrano nelle norme dell'Ue sugli Ogm, affermando che una loro esclusione comprometterebbe gli obiettivi di protezione delle leggi stesse e violerebbe il principio di precauzione, sancito nei trattati istitutivi dell'Ue e alla base delle norme europee sulla sicurezza alimentare».