3000 licenziamenti annunciati e ulteriori tagli all'orizzonte. La scure soprattutto a Zurigo, impatto in Ticino «gestibile».
ZURIGO - Addio a Credit Suisse (CS): le ultime speranze di chi auspicava ancora un'entità elvetica indipendente in seno alla galassia UBS si sono infrante oggi, con l'annuncio della completa integrazione. L'operazione porterà a 3000 licenziamenti in Svizzera. Intanto UBS realizza un utile trimestrale stellare, grazie all'acquisizione di un concorrente - con l'aiuto di garanzie statali - a prezzo di sconto.
«La miglior soluzione possibile»
La soluzione scelta - fusione completa - è di gran lunga la migliore possibile, ha affermato il Ceo Sergio Ermotti in teleconferenza. È anche la più favorevole per i clienti. Le analisi effettuate negli scorsi mesi hanno confermato la necessità dell'acquisizione. Per CS non era solo una questione di liquidità: l'istituto non avrebbe più potuto sopravvivere da solo, ha argomentato il 63enne.
Licenziamenti «inevitabili»
Ogni impiego cancellato è doloroso, ha aggiunto il dirigente. Ma la soppressione di posti - 1000 riguardano l'integrazione di CS Svizzera nel gruppo bancario, mentre altri 2000 concernono altre aree di attività locali dell'istituto rilevato - viene considerata inevitabile. Va peraltro rilevato che l'organico di CS si era già ridotta in modo sostanziale negli ultimi mesi a causa della forte fluttuazione: a metà anno 8000 persone in meno lavoravano per CS rispetto alla fine del 2022, ha indicato il responsabile delle finanze Todd Tuckner.
Ulteriori tagli all'orizzonte
E all'orizzonte potrebbero esserci ulteriori tagli: UBS ha infatti annunciato oggi che entro il 2026 intende ridurre i costi di 10 miliardi di dollari (la valuta in cui tiene i conti), un valore superiore agli 8 miliardi fin qui ventilati dalla dirigenza. A titolo di confronto gli interi oneri di Credit Suisse sono ammontati nel 2022 a 18 miliardi. Il portale Inside Paradeplatz ha già messo online un calcolo speculativo, secondo cui il programma di risparmio dovrebbe comportare nei prossimi anni la cancellazione di 30-35'000 posti. In Svizzera - sempre secondo questa fonte - sarebbero a rischio 10'000 impieghi.
Ermotti, in ogni caso, è fiducioso per quanto riguarda il futuro dei dipendenti interessati dai tagli: «I collaboratori che hanno lavorato presso UBS e CS e sono colpiti dal licenziamento troveranno rapidamente un nuovo lavoro», ha affermato.
Toccata soprattutto Zurigo, in Ticino impatto «gestibile»
Come riportato oggi dalla RSI, i tagli maggiori dovrebbero interessare soprattutto l'area di Zurigo. A confermarlo è Natalia Ferrara, co-direttrice dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB). Per quanto riguarda il Ticino, già toccato dai licenziamenti negli scorsi anni, Ferrara parla di un possibile impatto «gestibile», confermando il coinvolgimento delle autorità «per far si che le persone siano concretamente accompagnate e aiutate».
Intanto utili da primato
Nel frattempo UBS archivia un utile da primato, nel secondo trimestre, proprio grazie all'acquisizione di CS: la grande banca ha conseguito un profitto netto di 28,9 miliardi di dollari (25,4 miliardi di franchi) che include un utile contabile di pari importo derivante dal fatto che l'istituto concorrente è stato rilevato a un prezzo nettamente inferiore al suo valore. Al netto di questo fattore - il cosiddetto goodwill (avviamento) negativo - nonché delle spese legate all'integrazione e degli oneri di acquisizione, l'utile ante imposte del gruppo è stato di 1,1 miliardi di dollari.
Il guadagno netto della sola UBS si è attestato a 2,0 miliardi, in linea con i 2,1 miliardi dello stesso periodo del 2022. Per il solo CS, che da giugno appartiene ufficialmente al nuovo gruppo UBS, si registra una perdita ante imposte di 8,9 miliardi di dollari, che scende a 4,3 miliardi escludendo gli effetti legati all'acquisizione.
La base di clientela di Credit Suisse si è «sostanzialmente stabilizzata», con una raccolta netta di depositi di 18 miliardi nel periodo aprile-giugno e un andamento positivo che sta proseguendo anche nel terzo trimestre, si legge nel comunicato diffuso di primo mattino. UBS ha da parte sua continuato ad attrarre denaro: nell'amministrazione patrimoniale ha raggiunto il più alto afflusso netto di nuovi capitali in un secondo trimestre da oltre dieci anni a questa parte, con 16 miliardi di dollari. Anche in questo caso, lo slancio continua. In totale, a fine giugno il gruppo UBS aveva in gestione patrimoni per 5530 miliardi di dollari, rispetto ai 4184 miliardi di fine marzo, cioè prima dell'acquisizione di CS.
Ottimismo per il futuro degli affari
La banca è ottimista anche per quanto concerne il futuro degli affari: le incertezze rimangono, ma la fiducia dei clienti nella gestione patrimoniale è migliorata. «Prevediamo flussi netti positivi di nuovi attivi nelle nostre attività di gestione patrimoniale e asset management», dicono i vertici.
«A due mesi e mezzo dalla chiusura dell'acquisizione di Credit Suisse, non sprechiamo tempo per creare vero valore per tutti i nostri stakeholder» - letteralmente portatori di interesse: termine che include azionisti, clienti, dipendenti, ecc. - «da una delle fusioni bancarie più grandi e complesse della storia», afferma Ermotti, citato nella nota. «Stiamo riconquistando la fiducia dei clienti, riducendo i costi e intraprendendo le azioni necessarie per realizzare economie di scala che ci permetteranno di focalizzare meglio le nostre risorse e indirizzare gli investimenti per la crescita futura», ha proseguito il manager che ha assunto la guida operativa del gruppo il 5 aprile (dopo essere già stato Ceo dal novembre 2011 all'ottobre 2020). «Questa combinazione rafforzerà la nostra posizione globale come azienda di primo piano: una di cui il nostro mercato svizzero può essere orgoglioso», si dice convinto Ermotti. «Siamo onorati di questo compito e della responsabilità che ci è stata affidata».
Il titolo guadagna in borsa
Gli investitori gli stanno per il momento dando ragione: alla borsa di Zurigo il titolo UBS guadagnava in mattinata circa il 6%, con l'azione scambiata a oltre 23 franchi: per tornare a questi livelli bisogna risalire al 2008. Da notare che 20 marzo, cioè all'indomani dell'annuncio (domenicale) dell'acquisizione di CS, il titolo UBS aveva toccato un minimo dell'anno a 14,38 franchi. Da allora però fortemente aumentato. La performance da inizio 2023 è ora del +29%.
Il Consiglio di Stato zurighese: «La miglior soluzione possibile»
La completa integrazione di Credit Suisse in UBS era la migliore soluzione possibile. È l'opinione del Consiglio di Stato zurighese, il quale si rammarica tuttavia della soppressione di posti di lavoro. Detto ciò, l'esecutivo si dice fiducioso, visto il piano sociale e il contesto di mercato del lavoro favorevole.
Berna: «Dietro ogni licenziamento c'è una persona e una famiglia»
Il Consiglio federale «deplora» i licenziamenti decisi in seguito all'acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS. «Dietro ogni taglio di un posto di lavoro ci sono persone e famiglie», si legge in una dichiarazione scritta del governo. L'Esecutivo ricorda le sue aspettative, formulate in marzo, secondo le quali occorre cercare soluzioni socialmente accettabili per la riduzione dei posti di lavoro e rispettare gli obblighi esistenti.