Le differenze di prezzo con l'estero arrivano anche al 53%. E i "pendolari dei farmaci" che si riforniscono oltre confine aumentano
CHIASSO/PONTE CHIASSO - Arrivano dal Ticino con la prescrizione del medico, ogni giorno e il sabato più spesso. Comprano «di tutto»: medicinali per la tiroide, la pressione; antinfiammatori, pillole contraccettive. «Qualcuno, già che c'è, prende anche quelli che noi chiamiamo "farmaci da cassetto"»: ibuprofene, paracetamolo, ammette Matteo Pagani della Farmacia di Bizzarone. Ogni settimana accoglie almeno «una trentina» di svizzeri: che varcano il confine per lo più allo scopo, dice, di curare patologie croniche, non malanni di stagione.
Spesa pro capite: +17% - E abbattere la spesa, cresciuta dal 2009 ad oggi del 17% secondo le casse malati; percentuale che sale al 23% se si includono gli ospedali. Nel confronto con i prezzi all'estero svolto da Santésuisse e Interpharma su un paniere di 490 prodotti, i generici arrivano a costare anche il 53% in più, dal +47% del 2015; +14% quelli con brevetto (era +10%). Così, a Ponte Chiasso giurano che «il fenomeno c'è sempre stato, ma adesso è aumentato», segnala Consuelo Settolini.
Il picco nel week-end - Dietro al bancone da 14 anni, ha clienti fissi che le raccontano come si viene non solo «per tutto ciò che la cassa malati non passa. C'è anche chi mi dice che, dovendo comunque pagare di propria tasca una quota, conviene lo stesso di più rifornirsi di qua». Almeno «6-7 al giorno», ma il picco è nel week-end, mentre magari si va a fare la spesa.
Vanno bene anche i franchi - Qui, a differenza di Bizzarone, si accettano anche pagamenti in franchi. Proprio il cambio, o meglio l'abbandono della soglia minima che involontariamente ha allargato il divario, avrebbe accentuato il trend. «In genere dichiarano di essere svizzeri. A volte non possono farne a meno: arrivano con una prescrizione per un principio attivo che nei due Stati ha nomi diversi».
Ma attenzione, i dosaggi cambiano - Le differenze però, mettono in guardia i farmacisti ticinesi, non stanno solo lì: nel prezzo e nel nome. «Bisogna fare attenzione, a volte anche la composizione è differente e richiede dosaggi diversi», osserva Francesco Agustoni della Farmacia del Corso di Chiasso. E non è detto che il farmacista italiano sia disponibile a ridefinirli, per pochi euro/franchi in fondo di guadagno.
Serve comunque la ricetta - Conferma Settolini: «Succede per esempio con i cortisonici. Noi non riformuliamo il dosaggio. Proponiamo un prodotto e invitiamo la persona a parlarne con il proprio medico». Si vende solo dietro ricetta, anche agli stranieri. «Sì, le accettiamo anche se non sono italiane. Anzi, serve che le portino».
Tariffe da rivedere entro l'anno - Con la fine dell'anno, le trasferte potrebbero però cominciare a diminuire. In programma una revisione dei prezzi proprio soprattutto di quei farmaci generici che in Svizzera si prendono "solo" il 25% del volume delle vendite, ma per un risparmio stimato in 363 milioni di franchi. Lo stesso principio attivo di un farmaco per la cura della depressione, per esempio, passa da 56 a 162 franchi a seconda che abbia un brand oppure no; ma resta comunque troppo costoso se paragonato con quanto accade in altri Paesi.
Non confondete le mele con le pere - «Qualcuno va in Italia, poi ce lo viene a dire - concludono dalle farmacie ticinesi più a ridosso del confine - Ma il confronto va fatto con dove c'è lo stesso potere d'acquisto, altrimenti non ha senso». Caustica Intergenerika, secondo cui «vengono paragonate mele con pere».