Esce oggi "Gente simpatica", il nuovo disco del cantautore ticinese, dopo un rinvio causa Covid-19.
Canzoni che osservano il mondo, riflessioni tra passato presente e futuro... «Spero che da questi testi possa nascere un dibattito».
BELLINZONA - Non è solo un cambio di stile musicale, è un Sebalter decisamente più maturo e introspettivo quello che si mostra nelle tracce di "Gente Simpatica", il suo nuovo album lanciato oggi. Lasciato il folk/pop, ecco un electro-pop a base di sintetizzatori e chitarre, ma con qualche tocco qua e là del violino, lo strumento che da sempre caratterizza la sua avventura musicale.
"Gente Simpatica" sarebbe dovuto uscire più di due mesi fa, proprio quando l'emergenza coronavirus si stava manifestando in tutta la sua gravità. Il 34enne nativo di Giubiasco avrebbe dovuto presentarlo con un doppio concerto al Teatro Sociale di Bellinzona, che nel frattempo rimandato all'autunno. Tornando al disco, i due singoli pubblicati negli scorsi mesi non fanno altre che grattare la superficie di un lavoro profondo, che punta ad andare al cuore di alcune questioni che l’uomo si pone da sempre: chi siamo, che senso ha la nostra esistenza…
Ascoltando "Gente simpatica" ho trovato una vena di malinconia piuttosto diffusa, che in alcuni brani diventa rammarico, di quello che vorresti fosse stato ma non è. Mi sbaglio?
«È un tratto distintivo delle mie composizioni, ed è un elemento fortemente presente specialmente in "La fine dell'estate", ma anche in "Vienna" e "Adesso siamo star". Che sono le canzoni del rimpianto, del voler tornare indietro. C'è nel disco una sorta di malinconia speranzosa: quello che ci serve nel presente è una buona dose di ottimismo».
È una malinconia che nasce da una causa personale?
«Non c'è un motivo scatenante. Se guardiamo i testi dei miei due precedenti lavori vediamo che è sempre stato un elemento centrale».
Su cosa si basano le tue riflessioni artistiche?
«Sugli obiettivi che ci prefiggiamo, che magari non si rivelano quelli giusti. Non voglio indicare delle risposte, che non ho. Spero che dai miei testi possa nascere un dibattito».
In più ci sono diverse critiche alla società contemporanea. Prendiamo un verso di "Gente simpatica": "Tanti algoritmi e pochi sogni". Cosa hai voluto denunciare con questo verso?
«Riassume il nostro modo di approcciarci, sempre più inscatolato in analisi algoritmiche. Chi crea dei contenuti online non ragiona più pensando a quello che la gente potrebbe apprezzare, ma valutando cosa l'algoritmo di Google privilegerebbe. È incredibile, ma siamo già arrivati in quella fase in cui le tue scelte sono influenzate da quello che percepisce l'algoritmo, analizzando pulsioni sentimenti ed emozioni. E lo fa molto meglio di qualsiasi umano».
Non trovi che sia un po' triste che delle formule matematiche contino più delle emozioni umane?
«Sì e no. A livello artistico sicuramente ed è uno dei motivi dietro al velo malinconico dell'album. Dall'altro ci troviamo obbligati a ripensare al ruolo dell'umanità: siamo davvero così unici e straordinari e incredibili, se un algoritmo riesce a "leggerci" e definirci così efficacemente?».
La speranza di fondo di cui mi parlavi la vedo specialmente in quello che forse è il verso chiave per comprendere questo album: “Ti voglio davvero come si vogliono i sogni impossibili”...
«È bello guardarsi indietro, anche con un po' di amaro in bocca, ma è ugualmente bello sapere che dopo il presente c'è un futuro e tante cose da fare. In "Run Away", la canzone che hai citato, parlo delle cose lontane alle quali ambiamo. Trovo che sia la chiave del nostro essere uomini un po' strani».
Cambiando argomento: ha torto chi guarda le serie tv tutte le sere oppure chi esce “sabato, domenica / e pure lunedì”?
«Nessuno e tutti e due! È una canzone molto ironica che a una prima lettura stigmatizza quel "rimbambito" che guarda sempre le serie tv. Ma poi realizzi che sono io, siamo noi. Ci troviamo incollati a Netflix e non riusciamo a staccare. Chi non le guarda, le serie tv? Ti trovi poi a riflettere che non hai più vent'anni e non ce la fai più a uscire tutte le sere... Quindi ti ritrovi a casa davanti alla tv, come fanno tutti quelli della nostra età».
Chi ha lavorato a "Gente simpatica"?
«Ho prodotto l'album con il duo parigino composto dai cari amici Martin Chourrout e Simon Beaudoux, con cui scrivo spesso canzoni per altri interpreti. Alcune registrazioni le ho fatte nel loro studio di Parigi, altre invece presso lo studio di Fabio Martino (The Vad Vuc) a Monte Carasso. L'album è stato mixato dal produttore olandese Jarin Lourens, anch'egli autore con cui collaboro spesso per altri interpreti, fatta eccezione per "Vienna", che è stata mixata da Fabio Martino. La distribuzione digitale per l'italia è affidata a Artist First».
Hai promesso che consegnerai di persona ogni copia del cd venduta nella Svizzera italiana: un bell'impegno...
«In questo periodo di fermo forzato dell'attività concertistica, se c'è qualcosa che proprio non mi manca è il tempo! Lo farò con le dovute precauzioni, per ritrovare un contatto diretto con le persone e per portare loro un saluto. Nel primo giorno ne ho consegnati una quarantina e alla sera ero distrutto (ride, ndr.). Sono arrivate prenotazioni dalle Centovalli fino a Chiasso... Farò il possibile per portarne la maggior parte, poi le altre le spedirò».