Gli Ometra hanno condiviso la loro esperienza con "Choices" (e anche qualche consiglio)
LUGANO - Il mondo della musica sa essere feroce e spietato. Soprattutto con chi si affaccia per la prima volta in questa realtà iper-competitiva. Ma è possibile raccontare anche la storia di chi è riuscito a farsi notare facendo affidamento solamente sui propri mezzi, superando quello che (nel 99% dei casi) è il principale ostacolo per una realtà emergente: quello economico. È il caso degli Ometra, sestetto luganese che propone un ottimo alternative rock post grunge e che, in primavera, ha pubblicato l'album di debutto "Choices". Carlo Gervasini, voce e chitarra della formazione (nonché mente all'origine dell'album, un viaggio introspettivo dalle forti tinte autobiografiche), ci ha spiegato cosa bisogna fare per sopravvivere nella giungla dello streaming e delle pubblicazioni indipendenti.
Una scelta sfortunata - La scelta dell'autoproduzione arriva dopo alcune "scottature" subite in passato da Gervasini, con altri progetti. «Abbiamo creduto in agenzie di booking che sulla carta ci garantivano una buona visibilità e la possibilità di suonare su palchi importanti, aprendo i concerti a gruppi di rilievo della scena rock e metal. Abbiamo investito i soldi dei cachet, delle vendite degli album e del merchandising, e non abbiamo ottenuto assolutamente nulla». Un'esperienza sfortunata che ha portato «frustrazione e demotivazione». Ci sono moltissimi professionisti seri e preparati anche in Ticino, riconosce Gervasini. «Avrei dovuto fidarmi di più del mio istinto». Per "Choices" si è deciso di fare diversamente.
L'obiettivo innanzitutto - Alla radice di tutto, aggiunge Gervasini, c'è la consapevolezza di ciò che una band vuole ottenere. «Vogliamo conquistare il mondo? Vogliamo giusto fare un paio di concerti ? Vogliamo registrare qualcosa? Vogliamo cercare un'etichetta? Il consiglio che posso dare, dopo vent'anni che bazzico la scena musicale ticinese, è quello di avere un obiettivo ben chiaro, nel quale tutti i componenti del gruppo si possano riconoscere». Nessuna ambiguità o malinteso, quindi. Come per gli Ometra, «un progetto che parte da me ma nel quale tutti lavoriamo insieme, da vera band».
Un po' di fantasia - Cos'hanno deciso di fare? In primis di essere felici di suonare. «Quando usciamo dalla sala prove ci dispiace di aver finito». Poi gli Ometra hanno cercato qualche soluzione fuori dagli schemi. «Abbiamo trovato dei posti particolari: prossimamente suoneremo a LaFilanda a Mendrisio, per esempio una sessione acustica. Abbiamo trovato dei concetti nuovi» nelle performance dal vivo, con il coinvolgimento dell'artista valtellinese Greta Broglio. «Abbiamo scelto un suo dipinto per la copertina dell'album e, incontrandoci, abbiamo deciso che lei ci accompagna durante i nostri concerti, realizzando un dipinto. È già accaduto tre volte ed è una formula che sta andando proprio bene».
I contenuti premium - Veniamo a "Choices". È stato pubblicato il 20 aprile ed è stato preceduto da una prevendita «totalmente gestita da noi e pubblicizzata già durante alcuni nostri concerti». Per ingolosire i potenziali acquirenti c'era la promessa di «contenuti extra che chi ha comprato il disco in un secondo momento non ha ricevuto». Di che si tratta? «Ogni due o tre settimane abbiamo rilasciato un mini documentario nel quale spiegavo le ragioni dietro alle canzoni, i significati, cosa mi ha spinto a scriverle, degli aneddoti. Poi abbiamo fatto cinque piccole interviste con i membri della band. Quindi la visione in anteprima del video del singolo "Last Minute Call", due settimane prima dell'uscita su YouTube. Infine una cover di "All Apologies" dei Nirvana».
In zona utili - La gestione dei contatti con il pubblico è stata mantenuta «tramite la nostra newsletter», una presenza attenta e costante sui social e il passaparola tra gli amici, «che sono stati bravissimi». In meno di due mesi gli Ometra hanno venduto la metà delle copie del disco in vinile «e grazie anche agli introiti dei concerti abbiamo coperto il costo della stampa, della grafica, del merchandising e delle riprese di due videoclip». Insomma, la pubblicazione di "Choices" e le loro scelte hanno funzionato. «Siamo quasi nelle cifre nere» aggiunge Gervasini con orgoglio.
Una scena più solidale - Un altro punto che il leader della band tiene a sottolineare è lo spiccato senso di solidarietà all'interno della scena musicale locale. «Ci sono più collaborazione e voglia di stare insieme». Gervasini mette in luce un altro punto fondamentale: «Se vogliamo che le cose cambino dobbiamo essere noi i primi a partecipare ai concerti dei gruppi ticinesi. Allora i locali inizieranno ad accorgersi che può funzionare e si può guadagnare. In alcuni posti sta già succedendo, ed è bellissimo».
Il divertimento è alla base - Infine qualche consiglio. Una band che si appresta a pubblicare il suo primo lavoro deve «valutare bene tutte le alternative» e deve presentarsi a questa prova così importante con le carte in regola. Ovvero: «Le canzoni devono essere belle, fatte bene e non alla rinfusa per la fretta di registrare. Lo dico pensando a quello che mi è successo in passato, ma è giusto che i gruppi giovani facciano degli errori e imparino da essi». Per concludere una sorta di regola aurea: «Bisogna divertirsi quando si suona, stare bene insieme e trattare le dinamiche del gruppo con estrema positività. Perché se non si è soddisfatti al 100% si nota subito che c'è qualcosa che non va e, senza entusiasmo, le persone si allontanano».