Stefano Fraschina, Consigliere Comunale, Lega dei Ticinesi- Blenio
In questi giorni un gruppetto di politici ed amici del protezionismo ad oltranza, ha comunicato il lancio di un'iniziativa popolare che mira alla chiusura della caccia alla pernice bianca. In un certo senso c'era da aspettarselo, la tavola era già stata apparecchiata ad arte dal Capo del Dipartimento del territorio tramite l'inopinata, fuori luogo ed improvvisa, tanto quanto un fulmine a ciel sereno per tutte le altre parti coinvolte nella gestione venatoria del Canton Ticino, moratoria sulla pernice bianca.
In attesa degli esiti sul dettagliato ricorso inoltrato dalla FCTI, ecco che dobbiamo registrare l'ennesima dimostrazione di quanto possa risultare complicato cercare di gestire le tematiche inerenti la caccia sulla base di dati scientifici concreti e dopo un inevitabile e costruttivo dialogo tra gli attori coinvolti. Sulla questione non c'e' stata data nemmeno la possibilità di entrare in materia e questo deve far riflettere. La FCTI si è sempre impegnata nelle opportune sedi per cercare di mantenere e se possibile migliorare i rapporti con le autorità cantonali competenti, ora la situazione cambia radicalmente. Cosi facendo viene a mancare il rispetto e la fiducia nei confronti dei cacciatori ticinesi, primo indispensabile partner del Cantone per raggiungere gli obiettivi prefissati. Chi vuole il muro contro muro, grazie a decisioni arbitrarie indicibili, non è certo il mondo venatorio ticinese. Qui si va a mettere in discussione tutta una serie di accordi ed accorgimenti al regolamento di applicazione sulla caccia raggiunti, spesso, dopo discussioni e trattative dai toni forti ma leali. Questi sono i risultati dell'onda verde che, sperando di sbagliarmi, sta cavalcando il mantra del riscaldamento climatico (scientificamente è provato che ha qualche cosa a che vedere con le popolazioni di pernici bianche, mettendone addirittura a rischio l'esistenza, rapportando il tutto alla relativa pressione venatoria su questo tetraonide?), e rischia di indirizzare la politica federale e cantonale verso un intransigente ed unilaterale concetto, che meriterebbe certamente più che un approfondimento.
Tornando alla pernice bianca, accettiamo democraticamente la raccolta di firme in atto, attendiamo fiduciosi l'esito del ricorso inoltrato da FCTI, ed a bocce ferme valuteremo come gestire la situazione, sempre anteponendo la tutela di un delicato equilbrio non facile da gestire, senza prendere in considerazione fughe in avanti arbitrarie ed unilaterali che non hanno nulla a che vedere con una corretta ed equilibrata gestione della flora e della fauna del nostro Cantone.