Giancarlo Jorio, già municipale di Giubiasco
Tutti sanno, nessuno parla. Eppure la Costituzione e le leggi sulle quali si promette solennemente fedeltà, obbligano chi assume la responsabilità di una carica istituzionale a segnalare “fatti sconcertanti” alle competenti autorità di vigilanza.
Purtroppo, pure avendo dall’inizio della legislatura segnalato che Bellinzona avesse seri problemi istituzionali concernenti fatti precedenti l’aggregazione per la cui gravità nessuno può chiamarsi fuori, ancora s’intende continuare con la consueta allegra gestione della cosa pubblica rifugiandosi in “pesanti silenzi” che se dovessero configurare un reato acquisirebbero il ben poco onorevole significato di omertà.
Si sa, che la ragnatela di connessioni della politica in Ticino è sempre autoreggente e difficilmente si lascia perforare e che sollevando un problema etico, morale, politico e pure economico, si corre il rischio di essere tacciati di polemica, peggio ancora di accanimento per interessi personali occulti.
Ma così non è! I principi e le esperienze di una persona che ha passato una vita tra amministrazioni e cariche pubbliche locali, badando a far prevalere l’interesse pubblico, non potranno mai essere piegati sull’altare di una triste rovina dei principi cardini di una società democratica retta da rigorose regole di controllo e, su tutto, di autocontrollo.
Il fatto che un privato cittadino, suo malgrado costretto a sostituirsi alle istituzioni per denunciare intollerabili inadempienze che secondo sani principi dovrebbero reggere le istituzioni, peraltro tenute a indurre e trasmettere al cittadino la fiducia, dovrebbe indurre a riflettere su quelle istituzioni dei tempi odierni, poco rispettose e che poco consentono di trarre il dovuto positivo giudizio morale o della coscienza in una società democratica.
Nel merito è stata inviata un’istanza al Consiglio di Stato, quale autorità di vigilanza, che in fin dei conti darà una risposta, a rigore non impugnabile, ma sussiste l’eccezione ...