Renato Ricciardi, Segretario cantonale OCST
Nella sua seduta di ieri sera, il Comitato direttivo dell’OCST ha preso posizione su alcuni dei temi in votazione il prossimo 27 settembre. Il ruolo del sindacato è di vigilare sul mercato del lavoro e di denunciare le distorsioni che subiscono i lavoratori. È in questo modo che fa politica. È ciò che ha fatto l’OCST in questi anni, cercando di evidenziare le difficoltà che il nostro mercato del lavoro vive quotidianamente. Difficoltà che troppo spesso la politica e i datori di lavoro cercano di nascondere sotto il tappeto, esacerbando il sentimento di impotenza di molte lavoratrici e molti lavoratori.
Posto che l’abolizione della libera circolazione delle persone, a causa della clausola ghigliottina, implicherebbe la perdita degli altri sei accordi bilaterali con l’UE e che i contenuti degli accordi sono molto rilevanti per l’economia, il commercio e la ricerca in Svizzera, la loro abolizione avrebbe conseguenze notevoli.
L’OCST sostiene da tempo che ciò che è necessario oggi per il mercato del lavoro è una maggiore regolamentazione, raggiunta con il sostegno di tutte le parti attraverso i contratti collettivi. Del resto nel nostro cantone nei settori che beneficiano di contratti nazionali o regolati su criteri definiti a livello nazionale, come la sanità e l’edilizia, nei quali è molto alta la percentuale di lavoratori stranieri, non si percepisce sofferenza sui livelli salariali come invece nei settori meno o non regolamentati come il terziario. È quindi tramite il contratto collettivo che si difendono gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, senza nessuna discriminazione basata sulla provenienza, ed in modo efficace.
Chi ha promosso l’iniziativa “Per la limitazione” in questi anni non ha fatto altro che ostacolare qualunque misura sociale e qualsiasi tentativo di regolamentazione del mercato del lavoro passato dal Parlamento. Anche in questo caso non è stato proposto nessun piano nel caso in cui l’iniziativa passasse. Questo invece sarebbe stato importante e necessario. Specialmente in questo momento nel quale, purtroppo, la crisi economica conseguente alla pandemia inizia a far sentire la propria forza. Deploriamo inoltre la campagna comunicativa con evidenti tratti xenofobi portata avanti dagli iniziativisti.
Il comitato direttivo dell’OCST ha quindi deciso all’unanimità, con un’astensione, di sostenere un “No” all’iniziativa, con la richiesta a tutte le parti in causa, politica e datori di lavoro, di impegnarsi finalmente in modo determinato per l’identificazione dei problemi che affliggono il nostro mercato del lavoro, denunciati in modo puntuale dal nostro sindacato, e per trovare soluzioni concrete che possano condurre ad un aumento dei livelli salariali, sempre più distanti da quelli nazionali, ad una diminuzione della disoccupazione e degli abusi sulle condizioni di lavoro.
Va da sé che l’OCST, tra i promotori dell’iniziativa, sostiene in modo convinto il congedo paternità di due settimane