Dick Marty, già Consigliere agli Stati PLR
Recentemente ho letto sull'Aargauer Zeitung del commerciante svizzero di metalli IXM, con sede a Ginevra e un fatturato di circa 12,5 miliardi di dollari. L'azienda fa lavorare il rame proveniente dalla Bulgaria in Namibia perché contiene livelli estremamente elevati di arsenico tossico. Questo genere di trattamento del rame è quindi vietato nella maggior parte dei paesi, a eccezione della Namibia. La lavorazione fatta da IXM produce oltre 200.000 tonnellate di rifiuti di arsenico, che vengono poi scaricati in Namibia in una discarica a poche centinaia di metri da villaggi e scuole. Ciò ha gravi conseguenze per la salute delle persone.
Questo esempio, solo uno fra tanti purtroppo, illustra a mio parere chiaramente come la globalizzazione dell'economia abbia superato lo stato di diritto. Le aziende distribuiscono le loro fasi di produzione in tutto il mondo, creando posti di lavoro e prosperità - ma alcune di esse approfittano di strutture giudiziarie deboli in Stati corrotti. L'Iniziativa per multinazionali responsabili mira ad affrontare questo problema, obbligando tutte le società a rispettare le regole più elementari ovunque esse operino nel mondo: diritti umani e standard ambientali internazionali. Così facendo, l’Iniziativa garantisce che le multinazionali con sede in Svizzera che causano danni possano essere ritenute responsabili delle azioni delle filiali estere da loro controllate, permettendo a chi subisce un danno di chiedere un risarcimento presso un tribunale civile elvetico. In questo modo si attua un principio fondamentale della nostra società e del nostro stato di diritto: se causo un danno che avrei potuto evitare al meglio delle mie conoscenze, allora devo anche assumermene la responsabilità. Se invece ho agito con la dovuta diligenza, prendendo tutte le misure preventive per evitare un possibile danno alle persone e all’ambiente, la causa viene respinta.
Gli oppositori dell'Iniziativa, perfino la Consigliera federale Karin Keller-Sutter, cercano d'insinuare ogni sorta di cose. Si parla di "danni all'economia", di "responsabilità senza colpa" o anche di "iniziativa neocolonialista". Non è piuttosto un atteggiamento neocoloniale dare meno valore a una vita umana in Namibia che in Svizzera? E i diritti umani non dovrebbero essere universali? Per chiunque si definisca liberale, uno dei principi fondamentali dovrebbe essere che tutte le persone sono uguali in diritti e doveri. Sono convinto che la nostra economia non si basa sulle violazioni dei diritti umani, ma reputo fondamentale che le imprese che non rispettano le regole basilari debbano essere ritenute responsabili delle proprie azioni. Così facendo si rafforza tutta l’economia e la nostra credibilità di Paese con una lunga tradizione liberale e umanitaria.