Carola Barchi, architetto
Le perplessità sul progetto del PSE (Polo sportivo e degli eventi) rimangono, anche dopo tutti i dibattiti televisivi che sull'argomento si sono tenuti. Sgomberiamo il campo da possibili malintesi. Personalmente ritengo che il progetto vincitore del concorso internazionale d'architettura sul PSE del 2013 sia un buon progetto. Penso pure, a differenza di alcuni, che non solo bisogna costruire un nuovo stadio e un palazzetto dello sport, ma che l'edificazione di queste opere, sia l'occasione per rivalutare e soprattutto riqualificare tutto il comparto di Cornaredo.
Prima di Lugano, altre città svizzere ed europee hanno colto "l'occasione" di riqualificare interi quartieri, grazie all'edificazione di nuove opere e infrastrutture. Ma quando ci si approccia a questo processo di "ridisegnare" un quartiere è sempre molto importante tenere ben presente l'interesse pubblico. "Regalare" terreno pubblico per permettere al Credit Suisse (CS), di costruire ben quattro palazzine, forse non è il modo migliore di difendere l'interesse pubblico.
Il progetto vincitore del concorso internazionale d'architettura del 2013 aveva tutte le premesse per essere un progetto di alta qualità urbanistica e architettonica.
Adesso però si è deciso di optare per una modalità di "chiavi in mano" con la realizzazione dell'opera affidandola ad HRS Real Estate/Credit Suisse. Quello che alla cittadinanza non è stato spiegato, è che l’accordo pubblico-privato è stato fatto su una stima dei costi basata su un progetto di massima e non su un progetto definitivo, né tanto meno esecutivo (che è molto più dettagliato). Questo significa che molti aspetti architettonici, costruttivi, impiantistici e funzionali non sono ancora stati definiti.
I sostenitori di questo accordo parlano in continuazione di qualità urbanistica del nuovo quartiere e di vita per i cittadini. Addirittura, secondo il sindaco Michele Foletti, la causa del costo elevato di tutta l’operazione è proprio dovuta alla volontà del Municipio di avere questa qualità. Ma può esistere qualità urbanistica senza qualità architettonica (sia degli edifici sia delle aree esterne)?
La "narrazione" dei fautori del Si al PSE è che c'è stato fatto un concorso di architettura, e i vincitori di tale concorso hanno già elaborato una domanda di costruzione: insomma il progetto è fatto.
Non è propriamente vero. Il fatto è che il progetto è ben lungi dall’essere completato, perché se la qualità urbanistica si può ottenere con un piano di quartiere (planivolumetrico), la qualità architettonica si può ottenere unicamente con un progetto esecutivo (che ancora non c'è).
Dunque facciamoci la domanda centrale (che purtroppo non è stata fatta neanche nell'interessante puntata di "Democrazia diretta" de La2 della Rsi): chi farà il progetto esecutivo? L'HRB con i suoi progettisti o gli architetti vincitori del concorso internazionale? Chi difenderà gli interessi della committenza (ossia del Comune)? Gli architetti vincitori del concorso internazionale oppure la stessa HRS (che ovviamente sarebbe in un palese conflitto d'interesse). E come controllerà l’ente pubblico i costi, i contenuti e le quantità di questo complesso progetto? Attraverso project manager esterni che fanno unicamente gli interessi della città o anche quelli dell’HRS?
Questo significa che la città non potrà avere il controllo della qualità architettonica, che sarà interamente delegato all’HRS? Ed è prevedibile se non certo, che, in assenza di questo controllo, per minimizzare i costi per la città e massimizzare il guadagno dell’impresa generale sarà la qualità architettonica e costruttiva a essere sacrificata.
Non va dimenticato che l'accordo con HRS prevede proprio che qualsiasi "risparmio" sull'opera sarà per un terzo guadagno netto per HRS (e per i due terzi risparmio per il Comune). Dunque HRS avrà interesse a ridurre i costi di costruzione delle opere, ma a scapito della qualità architettonica?
È stato detto che l'impresa generale (HRS) dovrà fare capo, per la costruzione, all’80% (?) a imprese locali (ticinesi?). Bene. Ma per la posa o anche per la fornitura? Tanto per fare un esempio sarà HRS a fornire i gabinetti polacchi, che un idraulico locale poserà soltanto? E sotto che forma? Subappalti? Se sì, sarà HRS a scegliere i subappaltatori? Attraverso concorsi o mandati diretti? E con criteri qualitativi o di sottocosto? E, di nuovo, chi controllerà lo svolgimento corretto di questa procedura?
Queste non sono domande secondarie e sarà inutile poi semmai in un secondo tempo indignarsi!
Questo progetto di quasi mezzo miliardo richiede che venga gestito con mano ferma ed esperta da parte della città, non con deleghe in bianco, perché il rischio vero è quello che possa diventare un disastro architettonico e finanziario, oltre che far perdere un'occasione irripetibile, quale è la riqualifica del quartiere di Cornaredo.
Per tutti questi interrogativi l’accordo fatto dalla città con HRS e Credit Suisse non dà ancora sufficienti garanzie di riuscita a favore dell’interesse pubblico.
Sollevate tutte queste domande, che allo stato attuale non hanno risposte sufficientemente chiare, va anche detto che ormai è stato speso troppo da parte della città per affossare il progetto. Ci sono in ballo troppi soldi per far scappare gli investitori e gli imprenditori scelti. Basta cambiare qualche regola fondamentale, in nome e a vantaggio del Bene pubblico. Ma, come accade nella creazione di qualsiasi progetto, per fare un passo in avanti è spesso -se non sempre- necessario e indispensabile fare un passo indietro.
Un piccolo passo indietro dei privati, per un grande passo in avanti della collettività. Per questo sostengo il NO. Non un NO al PSE in quanto tale, e nemmeno un NO al progetto vincitore del concorso internazionale, bensì un NO a un partenariato pubblico-privato troppo sbilanciato nei confronti degli interessi di HRS/CS e per salvaguardare veramente la qualità urbanistica, ma soprattutto architettonica della riqualifica di Cornaredo.