di Yannick Demaria, comitato Gioventù Socialista
L’articolo 2, cap. d, della Legge della scuola del Cantone Ticino (1 febbraio 1990), così recita: la scuola “promuove il principio di parità fra uomo e donna, si propone di correggere gli scompensi socio-culturali e di ridurre gli ostacoli che pregiudicano la formazione degli allievi”.
Ne consegue che ogni scuola e ogni centro di formazione sono chiamati a offrire a tutti e a tutte uguali condizioni di studio e di apprendimento, educando alla parità dei diritti.
Le ricerche sociologiche e le sperimentazioni più recenti ci invitano a considerare con serietà il problema della precarietà mestruale e a mettere in atto misure concrete per le giovani che si trovano a dover affrontare le mestruazioni senza la possibilità, loro malgrado, di accedere in modo corretto e salutare ai prodotti igienici a causa di problemi economici.
Un’inchiesta utilizzata dal Consiglio di Stato del Canton Vaud in occasione dell’avvio del suo progetto di messa a disposizione gratuita di prodotti mestruali negli istituti scolastici cantonali (maggio 2021) ci indica come in Francia, ad esempio, il 10% delle donne debba rinunciare per mancanza di denaro a sostituire correttamente i prodotti mestruali quando necessario, mentre il 6% dichiara che le loro figlie hanno già rinunciato alle lezioni, poiché prive di protezioni mestruali.
Il Consiglio Nazionale, nel marzo del 2020, ha adottato una mozione che chiede di ridurre il tasso IVA su questi prodotti dal 7,7% al 2,5%, perché dovrebbero essere considerati come beni di prima necessità a tutti gli effetti, ma l’iter parlamentare non è ancora terminato, poiché il Consiglio degli Stati non si è ancora espresso e così si continua a pagare ingiustamente il 7.7%.
La Gioventù socialista, con i Comitati studenteschi di tutte le Scuole medie superiori e di altre scuole (medie e professionali), chiedendo formalmente al Consiglio di Stato la messa a disposizione gratuita di prodotti mestruali nei luoghi di formazione, persegue due obiettivi essenziali fra loro complementari. Primo: la garanzia che ogni persona possa avere accesso in ogni momento alla protezione della propria salute indipendentemente dalle proprie disponibilità finanziarie. Secondo: la cancellazione dei pregiudizi culturali che perpetuano le discriminazioni fra le persone anche nei comportamenti e nel linguaggio.
Una misura come questa, prendendo avvio proprio nei luoghi di formazione, è uno strumento concreto e simbolico per correggere le disparità, in perfetta coerenza con quanto previsto dalla legge.
Le Università di Ginevra e Losanna, il Politecnico di Zurigo, cantoni o città come Giura, Vaud, Basilea, Ginevra, Zurigo, Berna, ma anche nazioni come Scozia, Kenya, Uganda, Sud Africa, Botswana, Zambia, Nuova Zelanda e altre già lo fanno.
In Ticino, da noi, quando … ?