Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi e Membro di comitato d'iniziativa
Il 10 agosto sono state consegnate a Palazzo federale le firme per l’iniziativa popolare federale “200 Fr bastano”, che vuole ridurre il canone SSR dagli attuali 335 franchi all’anno – che ne fanno il canone più caro del mondo – a 200. In Ticino, il “Mattino della domenica” ha raccolto ben 31'500 firme: un vero record. Nel nostro Cantone, che rappresenta il 4% della popolazione svizzera, sono state raccolte un quarto delle sottoscrizioni totali. E questo vorrà pur dire qualcosa.
Quella proposta dall’iniziativa è una riduzione ragionevole del canone, di circa un terzo (altro che “dimezzamento”, come affermano, mentendo, i contrari) che tiene conto della mutata realtà sociale. La popolazione guarda sempre meno la televisione ed ascolta sempre meno la radio. I giovani tra i 15 ed i 29 anni, come emerge da un recente studio dell’Ufficio federale di statistica, trascorrono in media 28 minuti al giorno davanti al teleschermo; non necessariamente a guardare un canale SSR. In altre parole: per i giovani la SSR nemmeno esiste, per il resto della popolazione diventa sempre più irrilevante.
Quando un’azienda perde quote di mercato si deve ridimensionare. La SSR, bellamente, si rifiuta: i suoi capi gridano allo scandalo e, in sprezzo del ridicolo, addirittura si atteggiano a padri della patria.
Il direttore generale Gilles Marchand, all’unisono con il presidente della CORSI Luigi Pedrazzini, non si fa remore nel criminalizzare la proposta di ragionevole riduzione del canone qualificandola di "attacco alla Svizzera" (come se l'esistenza della Svizzera dipendesse dalla SSR!) “e alla sua diversità”: quando la prima minaccia alla diversità - ed al pluralismo mediatico - è proprio la SSR, con la sua posizione di monopolio e con la sua martellante propaganda rossoverde all'insegna del pensiero unico, che pervade non solo l’informazione, ma anche l’intrattenimento.
Che poi a parlare di “attacco alla Svizzera” sia chi usa il canone più caro del mondo per promuovere la svendita del Paese all’UE e pure alla NATO, è proprio il colmo.
Con il canone a 200 franchi, la SSR incasserebbe annualmente 700 milioni – somma peraltro in continuo aumento a causa dell’immigrazione incontrollata – più 270 milioni di pubblicità: quindi quasi un miliardo all’anno. Sostenere che sarebbe “troppo poco” è del tutto indifendibile. Quanti soldi intende sprecare la (manifestamente sovradimensionata) emittente pubblica?
Le reazioni scomposte dei vertici della radioTV di Stato e dei loro fidi addentellati alla consegna delle firme dell’iniziativa “200 franchi bastano” sono rivelatrici di quello che ci aspetta prima della votazione popolare sul tema. La SSR intende praticare il lavaggio del cervello ai votanti e ricorrere al terrorismo mediatico a difesa dei propri privilegi, delle proprie manie di grandezza e delle proprie posizioni di potere.
È chiaro che occorrerà non solo vigilare ma, se necessario, intervenire con i mezzi legali del caso per impedire un simile perturbamento della campagna di votazione: esso sarebbe infatti clamorosamente contrario non solo ai principi del servizio pubblico, al quale l’emittente statale si dovrebbe (in teoria) attenere, ma anche a quelli della democrazia, che la SSR afferma falsamente di difendere.