Tiziano Galeazzi, Municipale di Lugano
LUGANO - Il dibattito sulla mobilità urbana a Lugano è animato da anni. Da un lato, c'è una spinta politica verso la realizzazione di piste ciclabili, ispirate ai modelli di Zurigo e Amsterdam, con l'obiettivo di promuovere una mobilità più sostenibile e lenta, a scapito del traffico motorizzato. Tuttavia, l'introduzione di piste ciclabili e la rimozione di parcheggi, come avvenuto alcuni anni fa durante la pandemia, non sembra ridurre efficacemente il traffico, nella speranza che i cittadini optino per la bicicletta, sia di giorno che di notte, anche in inverno.
La strategia di mobilità lenta, pur lodevole nell'intento, trova difficoltà nell'applicazione pratica a Lugano, data la struttura della città e le problematiche emergenti nella mobilità quotidiana.
Il problema del traffico è evidente. Basta percorrere Via Zurigo in direzione della stazione negli orari serali post-lavorativi, o lungo il lago verso Paradiso la sera, o verso Lugano la mattina, per ritrovarsi in coda. La situazione peggiora se viene chiusa la galleria Vedeggio-Cassarate, causando il caos. Per non parlare dei cantieri (necessari ovviamente) lungo le varie vie cittadine che creano problemi al transito.
Le principali arterie intasate in entrata e in uscita della città sono limitate a pochi punti e I trasporti pubblici, nonostante gli sforzi, spesso restano anch'essi intrappolati nel traffico urbano creando ritardi pure loro.
Studi passati hanno evidenziato un fenomeno di traffico pendolare atipico, il "transito", che descrive il traffico di passaggio da nord a sud che devia dall'autostrada per attraversare la città, evitando le code sull'autostrada. Questo fenomeno contribuisce ai problemi di traffico, ma non ne è l'unica causa ne sono state riscontrate altre.
Questo tema va rivisto di nuovo. Le soluzioni future non dovrebbero puntare alla penalizzazione degli automobilisti, rimuovendo parcheggi. Piuttosto, si dovrebbe considerare una revisione del Piano Viario del Polo del Luganese (PVP) cittadino, una maggiore sensibilizzazione alla comunità, un incremento dell'offerta di trasporti pubblici (corse e orari), e una possibile revisione delle arterie stradali per creare "micro circonvallazioni cittadine interne". Un esempio è Via Ciani, già considerata in passato un'arteria di smistamento che andrebbe maggiormente presa in considerazione.
Purtroppo conosciamo la restrizione in cui dobbiamo operare ma è fondamentale poter trovare di nuovo delle soluzioni più fluide sin tanto che questo traffico persisterà. Vi sono si, progetti che verranno alla luce in futuro e un paio di esempi sono il Nuovo Quartiere di Cornaredo tanto quanto l'entrata in città del Tram-Treno, ma resta pur sempre musica del futuro.
Oggi siamo ingabbiati e quindi vanno trovate soluzioni, anche transitorie, rapide.
Un coordinamento maggiore nei lavori stradali, segnaletiche efficaci e forse anche nuovi cambi di corsie (inversioni) e semafori più performanti, affinché si possano diluire meglio questi ingorghi. Non è escluso che si possano trovare nuovi accorgimenti, senza stravolgere la città ma renderla più fluida tra mobilità lenta e motorizzata