Olindo Vanzetta, Biasca
Per il bene di questo nostro Cantone e la sua gente, memori delle nostre secolari radici di contadini pastori, urge debellare i grandi predatori e non vi sono emendamenti alcuni a questa nostra sacrosanta leggitima difesa.
La presenza del predatore stravolge radicalmente il comportamento delle sue prede. In particolare la capra evita i pascoli aperti dove è facilmente cacciabile per frammentarsi in piccoli gruppi e frequentare zone impervie sfruttando la loro maggiore mobilità su balze rocciose e dirupi, grazie ai loro particolari arti a unghia fessa con forte presa e aderenza sulle rocce che i canidi non possiedono.
Reazioni di difesa che mutano la naturale frequentazione stagionale dei pascoli, rimanendo difensivamente in alta quota anche d’inverno. Terrorizzate dalla presenza del canide, difficilmente scendono allo scoperto rendendo il loro recupero difficile e pericoloso.
A chi blatera a favore di una possibile convivenza, attraverso misure di protezione, suggerisco di scendere dallo scranno dorato dove baldanzosamente stanno arroccati, profumatamente pagati e con i piedi al caldo, per sentire e ascoltare frustrazioni e rabbia dei pastori contadini che lottano per la loro dignità e sopravvivenza.
Conferenzieri faziosi che non hanno mai allevato né munto una capra, ma che si ergono per pontificare una possibile convivenza, dispiegando inique quanto ridicole misure di protezione che fanno ridere le pietre.
A quei politici e ambientalisti che difendono a spada tratta alle nostre latitudini i grandi predatori, auguro di conoscere la fame. Fame che forse porterà loro maggior giudizio.