Sul versante italiano del Monte Bianco è stata rinvenuta la salma di un alpinista morto probabilmente negli anni ‘80. Si tratta del quarto ritrovamento nell’ultimo mese sulle Alpi attorno al Vallese
LUGANO - Lo scioglimento dei ghiacciai ha conseguenze ambientali che ben conosciamo: innalzamento del livello degli oceani con conseguenti inondazioni di aree costiere, stravolgimento del clima, squilibri nella catena alimentare, e altro ancora. Non solo, il fenomeno porta anche a far riemergere oggetti che si sono conservati per secoli sotto la coltre di ghiaccio o corpi di persone scomparse anni fa e mai più ritrovati.
«Con lo scioglimento dei ghiacciai aumentano i ritrovamenti di questo tipo». L’ha ribadito oggi un maresciallo del Soccorso alpino dopo che il Ghiacciaio della Brenva, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, ha portato alla luce dei resti umani di un alpinista scomparso probabilmente negli anni ottanta a circa 1.700 metri. Si tratta infatti dell’ultimo di una serie di ritrovamenti avvenuti nell’ultimo mese sulle Alpi che circondano il Vallese.
A fine luglio infatti due alpinisti avevano rinvenuto una mano e due scarpe sul Ghiacciaio dell’Hohlaub, situato sopra Saas-Ground. Dopo le verifiche si era scoperto che si trattava di un cittadino tedesco nato nel 1943 e scomparso l’11 agosto del 1987 durante un’escursione.
Qualche settimana prima, i corpi mummificati dei coniugi Dumoulin, scomparsi il 15 agosto 1942, erano stati ritrovati sul Ghiacciaio di Tsanfleuron, sul versante vallesano del massiccio di Les Diablerets.
Come detto però il ritiro dei ghiacciai non riserva solo cattive sorprese. Spesso infatti riportano alla luce reperti archeologici di grande interesse, come nel caso della scatola porta vivande risalente all’età del bronzo trovata a fine luglio nei pressi del Lötschepass.