Bruno S. Frey, professore di economia spiega come mai compriamo scorte di carta igienica. E critica il Ticino.
«Fermare l’industria è un grande errore. E potrebbe portare a dei problemi che prima non erano previsti».
LUGANO - Se ne parla da giorni e il fenomeno si sta presentando un po’ in tutto il mondo. Anche in Svizzera, stando alle foto che arrivano. Stiamo parlando della corsa nei supermercati a fare scorta di carta igienica. Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia in testa, e questo ha suscitato anche l’interesse degli studiosi. Come ad esempio Bruno S. Frey, professore di economia e ricercatore di benessere che dalle pagine dell’Aargauer Zeitung ha provato a spiegare questo tipo di comportamento. «Fa parte della natura umana seguire l’esempio degli altri» ha spiegato. In sostanza si sviluppa un effetto da contagio di massa. «Quando vedo che molti altri si comportano in un determinato modo, penso che abbiano informazioni diverse o migliori delle mie e di conseguenza imito il loro comportamento», ha spiegato Frey. Accade qualcosa di simile quando vediamo un gruppo di tante persone correre verso un’unica direzione. «Se in molti scappano da un animale, facciamo altrettanto in maniera istintiva».
C’è però un aspetto da tenere presente. Se compro dieci pacchi di carta igienica, va a finire che il supermercato in mezz'ora finisca tutte le scorte, e molta gente resta senza prodotto. C’è poco da sperare nell’altruismo in queste situazione. E lo spiega bene lo studioso e ricercatore Frey: «La solidarietà in questi casi non esiste. Ognuno pensa per se stesso e per la propria famiglia. Devo però ammettere che le persone si comportano comunque in modo sensato, quindi non ho grosse preoccupazioni».
Il discorso arriva a toccare da vicino il nostro cantone nel momento in cui lo studioso arriva a criticare la recente decisione del governo cantonale di fermare una parte della produzione. La domanda che gli viene fatta è se la corsa a svuotare i supermercati ci lascerà senza cibo. «Credo che abbiamo a sufficienza cibo nei nostri negozi. La produzione da noi non viene interrotta. Ma se dovessimo bloccare le industrie come ha fatto il canton Ticino, il rischio è che anche la produzione alimentare sarà destinata a diminuire». E aggiunge: «Il cibo è in gran parte prodotto dalla macchina. Se una macchina si guasta, ha bisogno di pezzi di ricambio. Non ha senso mantenere in attività soltanto il settore alimentare e quello medico, come il Ticino pensa di poter fare, non funziona così. Ci sono degli stretti rapporti con l’economia. Anche la produzione di derrate alimentari e la medicina dipendono da altre prestazioni».
Esiste in Ticino una situazione di emergenza. Siamo quelli con il piu’ alto numero di contagi, e il governo ticinese ha quindi deciso di bloccare le attività produttive. Eppure per Frey si tratta di una scelta sbagliata. «Fermare l’industria è un grande errore. E potrebbe portare a dei problemi che prima non erano previsti. A breve e medio termine potrebbero esserci delle importanti limitazioni. Alla fine delle persone potrebbero morire per il fatto di non poter ottenere cose di cui hanno bisogno. E se si arriva a una recessione, salgono anche le vittime, come rilevano molti studi».