Koch: «La curva epidemica negli ultimi giorni è rimasta abbastanza costante»
Nelle ultime ventiquattro ore in Svizzera sono stati registrati 1'200 nuovi casi positivi. I morti sono almeno 295. «Il picco? Per ora difficile da stabilire quando cadrà». Militi contagiati: «73 fanno parte dei sanitari»
BERNA - Con la consueta conferenza stampa delle 14.00, le autorità elvetiche hanno voluto fare il punto della situazione per quanto riguarda la pandemia di coronavirus. I dati - comunicati poco fa dall'Ufficio federale della sanità - mostrano come l'epidemia stia prendendo sempre più vigore in tutto il Paese. I casi confermati sono infatti saliti a 15'475 (+ 1'201 nelle ultime ventiquattro ore), mentre i morti sono almeno 295. Proprio per commentare queste cifre e per discutere delle questioni prettamente sanitarie riguardanti il Covid-19, il primo a prendere la parola è stato Daniel Koch. «La curva epidemica durante il weekend è rimasta abbastanza costante. Contagi e decessi sono stabili, ma non è ancora possibile trarre delle conclusioni», precisa il capo della divisione malattie trasmissibili dell'UFSP. Koch si è detto «soddisfatto» del comportamento tenuto dai cittadini durante questo periodo di crisi: «Secondo un sondaggio pubblicato oggi - condotto da Demo Scope e Sotomo dal 19 al 23 marzo - gli svizzeri rispettano le regole d'igiene emanate dalle autorità». Koch precisa che bisogna continuare su questa strada e «non allentare la presa».
Il capo della divisione malattie trasmissibili per ora non può ancora stabilire quando cadrà il picco. «I malati sono destinati ad aumentare, ma il nostro sistema sanitario è pronto e funziona bene». Koch precisa che i pazienti collegati a un respiratore sono attualmente 286 e che in tutto il Paese - Ticino compreso - ci sono ancora posti disponibili in terapia intensiva. «La Svizzera è solidale», sottolinea Koch precisando che i cantoni con meno casi sono pronti ad aiutare quelli più toccati dalla pandemia. «Per sgravare il sistema sanitario ticinese alcuni pazienti che non soffrono di coronavirus sono attualmente ricoverati in altri cantoni». Malati provengono anche dall'estero. «Alcuni pazienti stranieri si trovano attualmente negli ospedali svizzeri e questo senza caricare troppo il nostro sistema sanitario. Una buona collaborazione con i paesi confinanti è fondamentale». Nessuna richiesta, per ora, è però giunta dall'Italia.
Koch, poi, si rivolge agli anziani. «Non andate in posti dove rischiate d'incontrare qualcuno. Fare una passeggiata è permesso. Ancora meglio se gli esercizi vengono effettuati sul balcone di casa». Parlando delle mascherine, Koch precisa che nel complesso il loro utilizzo è molto diffuso nel Paese e che ogni giorno «ne vengono usate diversi milioni».
Il secondo a prendere la parola è Erik Jakob, Capo della direzione per la promozione della piazza economica alla SECO. Jakob elenca i numeri degli aiuti concessi dalla Confederazione alle aziende e ai lavoratori indipendenti: «Da giovedì scorso sono stati scaricati oltre 130'000 moduli». I prestiti finora concessi sono più di 30'000. «L'importo medio di questi è di 207'000 franchi». Al momento - precisa ancora Jakob - non è stato accordato nessun prestito superiore al mezzo milione di franchi per la mancanza di alcune informazioni. In totale, finora, sono stati stanziati 6,6 miliardi dei 20 previsti. Un aumento di questo importo non è escluso. Per quanto riguarda la disoccupazione, Jakob sottolinea che i senza lavoro sono attualmente 132'000. Questo numero corrisponde al 2.9%, mentre il dato precedente si attestava sul 2,8%. Per quanto riguarda il lavoro ridotto, Jakob sottolinea come il Ticino sia il cantone più interessato da questo provvedimento: «Circa il 40% degli impiegati ticinesi lavora a orario ridotto. La media svizzera è del 15.6%».
La parola passa a Raynald Droz. Il Capo dello Stato maggiore precisa che ormai tutti i cantoni hanno richiesto l'aiuto dell'esercito e che circa 5'600 soldati sono in servizio, di cui oltre mille in ambito sanitario. Sui casi di Covid-19 tra i soldati, Droz ha sottolineato che «128 militi sono risultati positivi a un test. 93 di questi sono stati infettati in due luoghi specifici: 20 in fanteria e 73 tra i sanitari. Oltre 400 militi sono stati posti in quarantena». I militi più toccati sono quelli che stazionano in Ticino e in Romandia, ovvero le regioni del Paese che presentano una maggior incidenza della malattia.
Proseguono nel frattempo i rimpatri di cittadini svizzeri bloccati all'estero, come ha dichiarato Hans-Peter Lenz, Capo della gestione della crisi del DFAE. «Domani dovrebbero atterrare in Svizzera voli provenienti dalle Filippine e dall'Argentina per un totale di 460 persone».
Alla conferenza stampa hanno presenziato Daniel Koch, capo della divisione malattie trasmissibili dell'UFSP; Erik Jakob, Capo della direzione per la promozione della piazza economica alla SECO; Hans Peter Lenz, Capo della gestione della crisi del DFAE; Raynald Droz, Capo di Stato maggiore dell’esercito; Susanne Kuster, vicedirettrice dell'Ufficio federale di giustizia e Barbara Büschi, direttrice supplente della SEM.